lunedì 14 agosto 2017

La vera storia dell'eccidio di Cefalonia

La vera storia dell'eccidio di Cefalonia

"A Cefalonia dopo l'8 settembre i tedeschi sterminarono la Divisione Acqui".
Questo è il messaggio trasmesso alle masse dagli anni 50 in poi.
Anche su riviste di storia militare molto note spesso si parlava degli eventi di Cefalonia in questi termini e si raccontava di 10.000 uomini fucilati.
In pratica quasi nessuno sarebbe dovuto tornare in Italia e comunque dovevano essere poche centinaia i superstiti della Divisione.
In realtà i superstiti furono migliaia, tra i caduti poi, molti non morirono a Cefalonia ma nei viaggi allucinanti che li portarono, ormai prigionieri, in Russia come manovalanza per i tedeschi come accadde a Bruno Bertoldi. (clicca per il video).





(Soldati Italiani a Cefalonia)

Ma quello che accadde veramente in quei giorni venne ricostruito da una commissione dell'Esercito Italiano inviata a Cefalonia nel dopoguerra.
Al ritorno da questo viaggio il Ten. Col. Livio Picozzi scrisse una relazione dettagliata che prese il suo nome : Relazione PICOZZI; la relazione rimase lettera morta e prese polvere per decenni negli armadi dell'Ufficio Storico fino a quando Massimo Filippini, figlio del maggiore Federico Filippini, uno degli ufficiali uccisi a Cefalonia, non la trovò e la studiò attentamente per capire meglio quale sorte incontrò suo padre. (clicca per il video).





(Sopra il Maggiore Federico Filippini)

Cosa si evince dal lavoro di Picozzi?
Intanto la relazione fu divisa in due, una parte descriveva come andarono le cose a Cefalonia e il numero dei caduti italiani e tedeschi, una seconda parte riassumeva l'attività del Capitano Renzo Apollonio, che veniva descritto come insubordinato e non come l'eroe che tutti avevano acclamato al ritorno dalla guerra.

Anche tramite l'Anpi infatti, nel dopoguerra venne montato il mito resistenziale di Cefalonia, dove secondo questa teoria si diede inizio alla "resistenza" antinazista.

Apollonio e  Amos Pampaloni erano due giovani ufficiali di artiglieria.
Il 13 settembre Apollonio, più alto in grado, contravvenendo ad ordini superiori, diede ordine di sparare contro due motozattere tedesche. Così iniziarono gli scontri tra italiani e tedeschi nell'isola. I tedeschi però erano inferiori di numero e sulle prime negoziarono. Apparentemente il gesto di Apollonio può sembrare eroico ma ad ogni azione c'è una reazione...come si vedrà poi analizzando i fatti.

Un'altra leggenda che vagola anche su qualche libro "storico" è che il Generale Gandin indette un referendum tra i suoi militari per sapere se volessero consegnare le armi o resistere ai tedeschi. Ovviamente chi dice questo non è mai stato un militare, non immagina cosa sia la disciplina militare e non tiene conto del periodo storico.


(Il Generale Antonio Gandin)

E' ridicolo pensare che in un territorio come quello di Cefalonia con batterie e uomini sparsi tra isolotti e colline, in un momento del genere un generale mandasse in giro i suoi subordinati a raccogliere adesioni per un referendum.
Semmai ci fu una consultazione tra Gandin e gli ufficiali superiori sul da farsi ma sempre nell'attesa di ordini superiori, ordini che purtroppo non arrivarono mai e i tedeschi ebbero il tempo di ottenere rinforzi per attaccare.
Anche il superstite Bertoldi ha confermato che la storia del referendum non è vera (clicca per il video) ed ha anche affermato che il capitano Renzo Apollonio collaborò con i tedeschi per salvarsi la vita. (Clicca per il video).




Bertoldi era l'autista personale del Generale Gherzi.
Va ricordato che Sia Gherzi che Gandin morirono a Cefalonia.







(Sopra Bruno Bertoldi)

Per capire quello che accadeva in quelle ore dopo l'8 settembre 1943 si può visionare questo video con la testimonianza di Michele Zucchi altro sopravvissuto a Cefalonia. (clicca per il video).




Qualche ufficiale rimase allibito dalla notizia dell'8 settembre e capì subito che sarebbe accaduto qualcosa di nefasto. Inoltre tutti sapevano che i tedeschi erano meglio equipaggiati; è vero che la Acqui poteva nell'immediato bloccare i tedeschi che erano a Cefalonia ma il timore di una risposta con l'invio di rinforzi era molto forte. (clicca per il video)


(Sopra Michele Zucchi)

Le critiche al Generale Gandin sono state molto dure ed hanno sicuramente leso la sua immagine, facendolo passare per un ufficiale mediocre che non seppe gestire la situazione. Andrebbe rivista la sua posizione alla luce di tutte le informazioni trovate in questi decenni dai vari ricercatori.
Anche tra alcuni veterani sopravvissuti c'è un astio nei confronti di Gandin che viene accusato di essere l'unico colpevole di quel che accadde. Queste accuse però nascono dal "sentito dire", dalle voci che da decenni si sono ingigantite consolidandosi come verità assolute. 
Alcuni dei soldati che denigrano Gandin nemmeno lo videro mai; nella scala gerarchica tra lui e i militari c'erano maggiori, capitani, tenenti, sottotenenti e tutti i sottufficiali...e c'era come già detto il territorio di Cefalonia, per cui alcune batterie erano isolate e lontane dall'ufficio comando.
Va inoltre tenuto conto che molti generali italiani in quelle stesse ore si trovarono nelle stesse condizioni e aspettarono ordini per diversi giorni, proprio come fece Gandin.
Arnaldo Filippi che militava nel Regio Esercito come ufficiale di complemento ricorda che anche il generale Vercellino sciolse la 4^ armata in Francia proprio il 12 settembre, dopo aver atteso invano direttive da Roma. (Clicca per il video)



Un altro punto di vista che conferma l'accaduto e riabilita Gandin è anche quello di  Mario Sorrentino (Clicca per il video) che l'8 settembre era in Sardegna come sottotenente del corpo automobilistico del Regio Esercito. Il Generale Basso in quelle ore decise di NON attaccare i tedeschi, contravvenendo a un ordine, sapendo che in caso di scontro le sue truppe avrebbero avuto la peggio. Dopo la guerra fu processato per insubordinazione ma successivamente scagionato. 




Gandin al contrario di Basso andò incontro a un altro destino.

La gestione dell'armistizio, annunciato l' 8 settembre, in realtà fu la causa di tutti i mali. 
Questo viene detto da molti veterani di diverse armi e specialità che si trovarono nel caos totale dopo la fatidica data. Qui è possibile visionare le testimonianze del Generale di Squadra Aerea Oreste Genta, Del Generale di Squadra Aerea Umberto Bernardini, e dell'Ammiraglio Gino Birindelli. (Clicca sui nomi per visionare i video)

Il 15 settembre a Cefalonia iniziarono gli scontri. Questa volta però i tedeschi erano coadiuvati dall'aeronautica con gli Stuka che decimarono i ragazzi della Acqui. (Clicca per il video)


Molti italiani dopo i combattimenti con i tedeschi furono catturati e imbarcati su alcune navi per essere trasportati verso Atene. Tre navi furono affondate e in quegli affondamenti morirono altre migliaia di italiani. Anche Michele Zucchi era su una delle navi che affondarono ma per sua fortuna venne raccolto da un'altra nave in navigazione. (clicca per il video).

Il viaggio da Atene alla Jugoslavia fino alla Russia fu per molti di loro un vero inferno lo testimonia anche Alberto di Bernardini altro reduce della Divisione Acqui. (clicca per il video).


(Sopra Alberto Di Bernardini)

L'avvocato Massimo Filippini riassume in questo video il suo pensiero sull'Eccidio di Cefalonia suscitando anche molte polemiche.
Va però ricordato che il primo a trovare la relazione Picozzi e molte altre fonti documentate sul tragico evento storico fu proprio lui. (clicca per il video).





(Sopra l'Avvocato Massimo Filippini)

La bibliografia sull'argomento è molto ampia e man mano che passano gli anni tutti i ricercatori si avvicinano sempre più ai dati della relazione Picozzi o quelli che Massimo Filippini ha reso noti sia su pubblicazioni che in molte conferenze, smentendo cifre e leggende che fino ad oggi sono passate per verità assolute, come il numero dei morti per mano dei tedeschi che risulta anche sulla targa esposta nell'isola sul monumento ai caduti. (clicca per il video).
Purtroppo tutto questo non riporta in vita i caduti di Cefalonia ma avvicinarsi il più possibile alla verità e riuscire a capire chi mantenne un comportamento leale e chi no renderà giustizia a molti.





(la targa sul monumento ai caduti di Cefalonia)


Il parroco Don Luigi Ghilardini che era a Cefalonia già nel 1953 scrisse "I martiri di Cefalonia".
Di Cefalonia poi ne hanno parlato un po' tutti, sia parenti di militari deceduti nell'isola (o in prigionia) sia storici noti come Giorgio Rochat nel suo libro "La Divisione Acqui a Cefalonia : settembre 1943".
Va ricordato che lo stesso Massimo Filippini ha pubblicato ben tre libri sulla vicenda della Divisione Acqui.
Una delle ultime pubblicazioni su Cefalonia è di Elena Aga Rossi; nel suo libro la figura di Apollonio esce ridimensionata come anche il mito resistenziale che fino ad oggi ammantava le vicende della Divisione Acqui e molti altri fatti tra cui il numero degli italiani fucilati dai tedeschi.
Per questo ha suscitato molte polemiche, in vista del premio Acqui storia, dove l'opera della Aga Rossi è tra i lavori finalisti. (Per acquistare il libro clicca qui)
Inoltre sul tema si trovano numerosi blog e siti gestiti da parenti di reduci o appassionati di storia militare dove, più o meno, ci sono informazioni verificate.




La filmografia sui fatti di Cefalonia  non è grandissima e forse con il tempo crescerà.
Carlo Lizzani ricordò nella sua autobiografia che un film su Cefalonia già nell'immediato dopoguerra attirava molti registi e produttori ma la produzione era di difficile attuazione a causa di una forte censura sull'argomento.
Guido Aristarco e Renzo Renzi pubblicarono un soggetto cinematografico dal titolo "l'armata Sagapò" ma furono arrestati perchè la storia era, secondo i censori, lesiva dell'onore del soldato italiano.
Lizzani inseguì l'idea di fare un film sulla vicenda per anni.
In particolare, scrisse Lizzani, c'era un soggetto scritto da Salvatore Laurani che arrivò sulle scrivanie di molti registi come Vancini, Blasetti, Rossellini, De Santis e lo stesso Lizzani ma non se ne fece mai nulla, perché, sia il Ministero del turismo e spettacolo che il Ministero della Difesa impedirono con una censura preventiva qualsiasi sviluppo del progetto.
Sempre secondo Lizzani in quegli anni con la Germania che si stava reinserendo nel sistema difensivo Europeo, mostrare i tedeschi in divisa nazista non era in linea con la realpolitik imperante.
Ci pensarono gli Stati Uniti, una cinquantina di anni dopo, a realizzare finalmente un film sulla Divisione Acqui, molto noto, più che altro per la partecipazione di Nicolas Cage e Penelope Cruz : "Il mandolino del Capitano Corelli" (2001).
Sempre nel 2001 una produzione italiana di modeste possibilità realizzò "I giorni dell'amore e dell'odio" (2001), con Ricky Tognazzi nella parte del Generale Gandin; il film  riscosse più critiche che consensi.
Pochi anni dopo sono state realizzate due puntate per la RAI TV dal titolo "Cefalonia" (2005) con  Luca Zingaretti. 
Più abbondante la filmografia riguardante documentari e servizi televisivi, tutti facilmente rintracciabili nei siti ufficiali della Rai tv o in internet.

Disponibili in Dvd anche tre testimonianze di veterani del Regio Esercito che erano a Cefalonia (clicca sui titoli per le info) :




C.C.









lunedì 31 luglio 2017

Miyamoto Musashi


La vita di Musashi non è facile da ripercorrere perchè le leggende narrate su di lui dopo la sua morte si sono intrecciate alla realtà storica, inoltre mancano fonti scritte che possano confermare le storie che lo riguardano.  
Anche la data della sua nascita è incerta, intorno al 1584, mentre è ormai sicuro che studiò le basi della scherma con il padre che era un samurai noto.
La data della sua morte è il 1645. Questa data è sicura perchè vi furono diversi testimoni che la confermarono e successivamente vennero edificati dei monumenti funebri a ricordarla. 
Per gli storici è più semplice ripercorrere la sua vita fino al duello che lo ha reso famoso, contro Sasaki Kojiro, anche se ci sono fonti contrastanti sulle sue vittorie nei duelli. E' più difficile trovare fonti certe su quel che fece immediatamente dopo il duello con Kojiro. Si trovano invece sufficienti notizie sulla sua vecchiaia.

(Sopra presunto autoritratto di Musashi)


Sembra che da ragazzo partecipò alla battaglia di Sekigahara il 21 ottobre del 1600, battaglia che fu decisiva per le sorti politiche del Giappone. Musashi combattè nella fazione che perse, quella di Toyotomi. Sulla sua partecipazione alla battaglia non ci sono prove certe, Musashi stesso parlando del suo passato disse di aver partecipato a delle battaglie ma non nominò mai Sekigahara.


(Rappresentazione della battaglia di Sekigahara)

Dopo Sekigahara iniziò a viaggiare per il Giappone in cerca di sfide. Musashi stesso affermò di aver vinto oltre 60 duelli.
Le più forti critiche verso Musashi nacquero perché uccise in un duello un esponente della scuola Yoshioka che era solo un adolescente di tredici anni. Va però detto che l'esponente della Yoshioka in quell'occasione non era solo, ma scortato da decine di samurai, inoltre Musashi stesso vinse il suo primo duello a 13 anni contro un samurai adulto di nome Akiyama.

Sul duello più famoso che vinse contro Kojiro esiste un forte dibattito tra gli storici. Qualcuno insinua che a vincere sia stato Kojiro, detto Ganryu: l'isola dove venne tenuto il duello oggi si chiama Ganryujima "l'isola di Ganryu" e in molti trovano strano che al luogo dell'incontro venga dato il nome del perdente. Tuttavia qualcuno ipotizza che il nome deriverebbe dalla versione abbreviata del toponimo "l'isola dove è morto Ganryu" o 'l'isola della morte di Ganryu". Sono comunque assolutamente preponderanti gli scritti che danno Musashi vincitore, così come tutta la tradizione orale e le leggende successive all'evento.


(Nell'isola di Ganryu una statua ricorda ancora oggi il duello tra Musashi e Kojiro)


Si dice che Musashi fosse mancino e abile nel lancio dei coltelli, tecnica denominata Shuriken. Vinse un duello con un adepto esperto nell'uso del Kusari-gama, Shishido Baiken, lanciandogli la spada corta. C'è un monumento funerario che reca una scritta che conferma la sua abilità nel lancio di spada e pugnali.
Divenne noto per l'utilizzo di due spade contemporaneamente. Molto spesso combattè i suoi duelli con spade di legno chiamate Bokken.



(Rappresentazione di Musashi che impugna due spade)

La leggenda afferma che sia stato educato dal monaco Takuan: tuttavia non è stato così, dato che i due non si sono mai incontrati e comunque non ci sono fonti che provano questo incontro semmai ci sia stato.


(Un disegno che ritrae Takuan Soho)

Si sa che non si sposò, ma adottò tre figli, l'ultimo dei quali in tarda età. Uno divenuto samurai si suicidò alla morte del suo signore, secondo le regole del tempo. Musashi non riuscì a diventare maestro di spada per lo shogun, dato che un altro samurai venne scelto al suo posto.

In vecchiaia, diede diverse dimostrazioni della sua abilità. Non uccideva più gli avversari, e li fronteggiava sempre con un bokken. 

Era un valente pittore e scultore ed edificò giardini in alcune cittadine. Ha lasciato due opere scritte, la più nota è Libro dei cinque anelli, arrivato a noi grazie a due suoi allievi, infatti Musashi dopo averlo scritto ordinò di bruciarlo, ma i due suoi allievi che lo lessero lo trascrissero a sua insaputa.


(Un opera di Musashi che si firmava NITEN)

Chiamò la sua scuola di scherma la scuola dei due cieli (Niten). Era diventato molto famoso dopo il duello con Kojiro e molti giovani lo seguivano nei suoi viaggi per il Giappone. Si stima che alla sua morte avesse almeno tremila studenti che studiavano sotto di lui, oppure sotto la guida di suoi allievi diretti; ancora oggi in Giappone ci sono molte scuole che derivano dalla sua. 


(Un opera di Musashi che si firmava NITEN)

In italia la sua opera IL LIBRO DEI CINQUE ANELLI fu editata per la prima volta dalla casa editrice Edizioni Mediterranee di Giovanni Canonico e tradotta da Luigi Coppè. (clicca per il video)



Nell'edizione italiana sono stati allegati anche dei disegni dell'illustratore e Maestro di Aikido Oscar Ratti.
Il libro è stato tradotto in molte lingue ed è molto diffuso in tutto il mondo.


La figura di Musashi ancora oggi ispira film, serie tv, film di animazione, romanzi e fumetti.
In Giappone è stato interpretato da numerosi attori tra cui anche Toshiro Mifune nel 1954 diretto da Hiroshi Inagaki che fece una trilogia di film su Musashi. Il primo episodio della trilogia vinse l'Oscar per il miglior film straniero. I tre film si basano sul romanzo di Eiji Yoshikawa.


(Eiji Yoshikawa)


(Il regista Hiroshi Inagaki)


(Toshiro Mifune)

Sono stati realizzati molti film su Musashi anche prima che lo facesse Inagaki nel 1954. Alcuni sono film muti datati 1908.

Musashi continua a ispirare anche molti autori di manga e negli ultimi anni sicuramente l'opera più rilevante anche per la sua lunghezza è Vagabond di Takehiko Inoue. L'opera di Inoue si basa sul romanzo di Eiji Yoshikawa.


(Musashi disegnato da Takehiko Inhoue)

La bibliografia su Musashi è vasta e di anno in anno si ingrandisce. Tra i libri che ne ripercorrono la vita cercando di discernere la leggenda dalla realtà storica sicuramente due dei più validi sono Vita di Musashi e Musashi e le arti marziali giapponesi di Kenji Tokitsu - Luni editrice.
William Scott Wilson ha scritto il libro biografico The Lone Samurai uscito in italia con la casa editrice Mediterranee con il titolo Il samurai solitario.
Per quanto riguarda i testi antichi oltre a quelli scritti dallo stesso Musashi, il Libro dei cinque anelli e il Dokkodo (la via da seguire da soli, una serie di precetti più che un libro) esiste anche le cronache dei due cieli, o Nitenki.
Questo libro è una cronaca della vita di Musashi scritta da un suo allievo Toyoda Seigo per cui va considerato il fatto che molto spesso non è attendibile o meglio propende ovviamente per Musashi. 
Toyoda iniziò a redigere il Nitenki nel 1712 oltre 60 anni dopo la morte di Musashi.

C.C.





domenica 30 luglio 2017

25 IL PILOTA DELLA CROCE DI FERRO Mario Aimi (Regia Aeronautica)








Mario Aimi classe 1915,  narra la sua avventura nella Regia Aeronautica come ufficiale pilota di complemento. Dalla scuola di pilotaggio di Foggia viene inviato in Africa Settentrionale con i Ca311 e poi con i Cr 42 agli ordini di Ferruccio Vosilla. Partecipa a molte missioni ricevendo anche una croce di ferro tedesca di seconda classe. Torna in Italia e continua la sua attività volando su il G50 e brevemente su il Re 2002. Viene inviato in perlustrazione in Sicilia quando gli alleati si avvicinano per lo sbarco. La contraerea italiana sparando verso una formazione di bombardieri americani rischia di colpire Aimi e il suo gregario, ma per fortuna i due rientrano alla base incolumi. L'8 settembre Aimi non aderisce all'Aeronautica della RSI perchè ferito ad una gamba. Lavora presso la Ducati come montatore ottico, sui binocoli BIMAR. Quando finalmente la guerra termina torna a Modena, ma per lui, reduce di guerra pluridecorato anche con una croce di guerra tedesca, le cose non sono facili a causa delle vendette dei partigiani comunisti. Parte per l'Argentina dove tenta di lavorare come pilota civile a Buenos Aires ma non riesce per motivi burocratici.
Torna a Modena e finalmente riesce a tornare in possesso della sua casa che nel frattempo era stata occupata da civili scampati ai bombardamenti alleati. 
Lavorerà in seguito come insegnante.

Durata 74 minuti - Scene Inedite 33 minuti 

Colore/stereo Lingua Italiano - no sottotitoli








VLASTA VANEK E MARIO AIMI

Il 28 luglio si è spenta Vlasta Vanek campionessa nazionale di tuffi della Gioventù del Littorio. Nata a Bolzano il 28 marzo del 1921 aveva conosciuto Mario Aimi quando lui era ufficiale pilota della Regia Aeronautica. 



Vlasta e Mario Aimi

Vlasta gareggiava anche nei 200 metri piani. Con Mario Aimi vissero 74 anni insieme ed ebbero quattro figli.


Vlasta sul podio

Vlasta e Mario

Mario Aimi


La famiglia Aimi









martedì 25 luglio 2017

ALESSIO OLSOUFIEFF - DARIA BORGHESE E JUNIO VALERIO BORGHESE


Alessio Olsoufieff




I figli di Alessio Olsoufieff
e il veterano della battaglia di Capo Bon
Angelo Angelini


Angelo Angelini e il nipote di Junio Valerio Borghese


Alessio Olsoufieff la moglie e il figlio Paolo


Alessio Olsoufieff 





JUNIO VALERIO BORGHESE





 Storia degli assaltatori della Regia Marina


Junio Valerio Borghese sposò Daria Olsoufieff che discendeva da una famiglia nobile russa.
Probabilmente la famiglia aveva origini caucasiche. Eva Olsoufieff era nella corte di Pietro il Grande.
Adam Olsoufieff, figlio di Eva, divenne segretario dell'imperatrice Caterina II.
Adam ebbe molti figli. Gli Olsoufieff vivevano sia a San Pietroburgo che a Mosca. 
Dimitri Olsoufieff ricevette nell'800 il titolo nobiliare di conte dallo Zar Alessandro II.
Dimitri era stato anche sindaco di Mosca. 
Gli Olsoufieff fuggirono dalla Russia durante la rivoluzione del 1917.
Vasilij Olsoufieff si rifugiò prima in Georgia e poi in Italia dove aveva dei possedimenti a Firenze.
Là si stabilì con la moglie Olga e i 5 figli, tra cui Daria la futura moglie del principe Junio Valerio Borghese. 
I figli di Vasilij erano comunque nati tutti a Firenze perchè la moglie Olga aveva una levatrice di fiducia fiorentina. 
Le figlie di Vasilij sposarono tutti giovani della nobiltà italiana, Busiri Vici, Borghese, Michahelles, Corsini. 
L'unico maschio era Alessio che entrò nella Regia Accademia Navale di Livorno e diventò ufficiale. Sposò Marcella Ferrari Conti.
Durante la guerra Alessio Olsoufieff morì durante lo scontro di Capo Bon. (Clicca per il video)

C.C.


Daria Borghese scolpisce un busto di suo marito


venerdì 21 luglio 2017

WWII COLLECTION I veterani italiani si raccontano

WWII COLLECTION
veterani italiani raccontano la loro esperienza nella 
seconda guerra mondiale

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NEL 2009 INIZIAVA LA RACCOLTA DI TESTIMONIANZE CHE HANNO DATO VITA ALLA SERIE WWII COLLECTION... ANCORA IN LAVORAZIONE



1) GINO BIRINDELLI (Clicca per il video)



           GINO BIRINDELLI      






2) CESARE ERMINIO (Clicca per il video)


Il secondo documentario nacque grazie alle segnalazioni di appassionati di storia militare che videro su YouTube i video con Birindelli.
Mi chiesero se potevo contattare un pilota che aveva combattuto nel leggendario Primo Gruppo Caccia Asso di Bastoni. 
Si chiamava Cesare Erminio, era stato Ufficiale Pilota della Regia Aeronautica del Corso di Accademia Urano.
Abitava a Roma vicino largo Argentina ed era quasi immobile per problemi respiratori, ma quando vide il documentario con Birindelli accettò di farsi intervistare. 
In Accademia venne anche coinvolto nelle riprese del film "I tre Aquilotti" con un giovane Alberto Sordi. Il regista Mario Mattoli fece anche recitare alcune battute ad Erminio in una scena ambientata al campo volo. 


Le riprese del film I Tre Aquilotti


Erminio a destra foto al centro un'attrice del film


Erminio attore


Mario Mattoli

Terminata l'Accademia Erminio conobbe Adriano Visconti che era il suo tenente Anziano al reparto.
Dopo l' 8 settembre aderì con Adriano Visconti alla RSI, e per questo, molto semplicemente, intitolai il documentario VOLANDO CON VISCONTI.

                      CESARE ERMINIO





Erminio tra le altre cose aveva realizzato dei filmati in 8 mm nel periodo che andava dal settembre 1943 all' aprile 1945 che anni dopo ho utilizzato per realizzare LE AQUILE DI VISCONTI (Clicca per info).
Erminio terminata la guerra avendo aderito alla RSI fu imprigionato. Inizialmente fu portato con altri due piloti dell' ANR Fioroni e Marini a Roma dentro gli studi di Cinecittà che fungevano da campo di raccolta per i prigionieri, poi verso il sud e un bel giorno liberato. 
Riprese gli studi universitari ma a pochi esami dalla laurea un suo vecchio amico Corrado Schreiber, gli disse che la LAI linee Aeree Italiane cercava piloti che parlassero inglese.
Erminio si catapultò su questa opportunità ed entrò in Aviazione Civile.
L'Aeronautica Militare lo cercò improvvisamente in quel periodo,  dicendo che se voleva poteva tornare in servizio come ufficiale, ma lui dopo quello che era accaduto al suo comandante Adriano Visconti e dopo essere stato discriminato per aver aderito all'ANR decise di non accettare.
Continuò a lavorare alla LAI e fece una brillante carriera arrivando ad essere Comandante in Alitalia (la LAI si fuse con l'Alitalia nel '57).




3) ALESSANDRO SETTI (Clicca per il video)


Alessandro Setti, terzo intervistato, in realtà fu il quarto che incontrai. Prima di lui andai dal Generale Bernardini, su segnalazione di Cesare Erminio che lo conosceva. Però l'intervista con Bernardini si sarebbe dovuta fare in due incontri e allora ne procrastinai l'uscita. 
Nell'attesa accadde che sentii parlare di un pilota pluridecorato, aerosiluratore, che si chiamava Alessandro Setti. 
Avevo la fortuna di essere amico dello sceneggiatore Luciano Vincenzoni che sapendo della mia iniziativa sui veterani per aiutarmi mi parlò di questo tenente che aveva conosciuto nel 1945 a Padova.
Vincenzoni mi disse "se è vivo forse puoi rintracciarlo, era simpatico, molto atletico e sempre allegro".
Cercai sull'elenco telefonico il nome Alessandro Setti ed al primo tentativo, sembra impossibile ma è vero, parlai con lui. 
Aveva quasi cento anni, essendo rimasto in Aeronautica era anche diventato Generale. 
Era del corso Rex, un corso che ha sfornato molti ufficiali rimasti famosi ne cito solo due Adriano Visconti e Giulio Cesare Graziani.
Accettò di farsi intervistare...dopo aver chiesto il permesso alla moglie, perchè mi diceva che "a casa il generale è lei". 
Quando lo conobbi rimasi stupito perchè come nella descrizione che mi fece Vincenzoni, il Generale era effettivamente simpatico, sempre allegro e si capiva che da ragazzo doveva essere stato un ottimo atleta.


  

SETTI AL CENTRO IL GIORNO DELL'INTERVISTA, A DESTRA DECORATO DAL DUCE

La sua avventura la intitolai IL NEMICO SULLE ALI, titolo che descrive bene uno dei molti aneddoti che mi raccontò.



Dopo l'intervista lo andai a salutare spesso ed ogni volta che mi vedeva diceva "ah ciao...sei ancora vivo!".
Un giorno mi raccontò che vista la pericolosità delle missioni di guerra, con alcuni colleghi si accordarono promettendosi che chi sarebbe morto per primo avrebbe inviato un segno agli amici, per fargli capire che c'era qualcosa dopo la morte. 
Il segno però non arrivò mai.
Un pomeriggio decidemmo di farci la stessa promessa, se morivo prima io mandavo il segno a lui e in caso contrario lui a me.
Lui non c'è più da qualche anno ormai...e io aspetto il segno che per ora non è arrivato.


4) SERGIO DENTI (Clicca per il video)

Dopo aver incontrato Setti arrivai a Sergio Denti sempre grazie alle segnalazioni di appassionati di storia militare che avevano apprezzato i primi tre documentari.
Anche a Denti inviai il DVD con l'intervista di Birindelli,  quando la vide mi chiamò entusiasta e ci accordammo per incontrarci.
Denti tra l'altro aveva conosciuto Birindelli perchè molti anni prima l'Ammiraglio gli aveva chiesto di entrare nella Loggia P2 di Licio Gelli.



Dopo aver realizzato l'intervista chiesi anche a Sergio se poteva mettermi in contatto con il Venerabile e lui mi accontentò.
Mi diede il telefono e chiamai Gelli per chiedergli di farsi intervistare in merito alla sua esperienza nella guerra di Spagna, dove andò a combattere con il fratello, ma in quel periodo la salute lo stava abbandonando e non riuscimmo mai ad incontrarci.

  SERGIO DENTI

Sergio Denti era un uomo semplice, assolutamente limpido, diceva quello che pensava e non aveva doppi fini.
Nella vita si era trovato spesso coinvolto in avventure incredibili, come nell'immediato dopoguerra quando fu reclutato da James Angleton allora capo dell' OSS in Italia e successivamente capo della CIA.

                                       

La missione con il battellino MTM con cui danneggiò il Trombe nella notte tra il 16 e il 17 Aprile del 1945 rimane una delle azioni più spettacolari portate a termine da Marinai della Decima Mas.



5) EUGENIO CORTI (Clicca per i video)

Mentre la serie cominciava a crescere, andavo cercando altri veterani da intervistare, e ne parlavo con chi pensavo potesse aiutarmi. 
Sempre attraverso Luciano Vincenzoni avevo conosciuto Claudio G. Fava, noto critico cinematografico, che negli anni in cui lavorò in Rai fece una grande opera di divulgazione cinematografica, con le sue rubriche in cui presentava film e invitava autori e registi a parlarne. 
Dovete sapere che Claudio G. era anche un grande appassionato di storia militare, e quando gli regalai i primi documentari realizzati, lui per aiutarmi, mi consigliò di intervistare alcuni veterani di cui aveva sentito parlare o che conosceva personalmente. 
Uno era Eugenio Corti. 



Claudio G. ne aveva sentito parlare da Cesare Cavalleri, l'editore de "Il Cavallo Rosso", il romanzo più noto di Corti. 


EUGENIO CORTI 

Io onestamente non conoscevo Corti, e nemmeno molti conoscenti a cui chiesi lumi avevano idea di chi fosse.
Comunque mi informai e lo cercai. Come avevo fatto con altri gli inviai il DVD con la testimonianza di Birindelli. La risposta non tardò ad arrivare, era positiva, Corti accettava di fare l'intervista e mi invitò ad andare a Besana in Brianza, dove viveva con la moglie. Prima di andare lessi "I più non ritornano", praticamente un diario della sua esperienza nella campagna di Russia.
Dopo aver incontrato Corti andai anche a Genova a casa di Claudio G. e registrai un suo commento sull'autore de Il cavallo Rosso, che inserii negli extra del DVD. (clicca per il video)


6) CALLISTO COSULICH (Clicca per i video)

Anche l'intervista a Cosulich fu un' idea di Claudio G. Fava che lo conosceva bene, essendosi frequentati per oltre 30 anni incontrandosi con altri critici cinematografici nei festival di tutto il mondo.
Callisto apparteneva alla grande famiglia dei Cosulich che crearono compagnie aeree e di navigazione.
Dopo la guerra aveva scelto di uscire dalle attività commerciali di famiglia ed andare a Roma per inseguire il suo sogno, il Cinema.
A Roma si era poi sposato con Lucia Rissone figlia di Checco Rissone grande attore di teatro.
Aveva conosciuto tutti era amico di Vittorio De Sica, Gillo Pontecorvo, Roberto Rossellini, di cui mi raccontò che una volta fu capace di prendere un taxi per andare da Napoli a Roma...forse per questo era spesso senza soldi.
Quando Cosulich era stato Guardiamarina nella Regia Marina aveva visto la corazzata Roma affondare.



        

CALLISTO COSULICH

Una testimonianza importante la sua, inoltre anche inaspettata, perchè pochi sapevano del suo passato militare, a questo proposito ricordo che una volta lo andai a trovare e mi disse : "sai, ora alcuni giovani che mi fermano per strada non vogliono parlare di cinema, ma della Regia Marina, ma tu guarda...".



7) MASSIMO RENDINA (Clicca per i video)

Anche Massimo Rendina lo incontrai attraverso Luciano Vincenzoni. Si erano conosciuti a Venezia subito dopo la guerra e poi erano rimasti in contatto anche perchè entrambi frequentavano il mondo del cinema. Rendina infatti oltre a fare il giornalista, in quegli anni aveva conosciuto Piero Tellini, noto sceneggiatore e zio di Zeffirelli, con cui realizzarono dei film. Quando lo incontrai era presidente dell'ANPI Roma. 
Gli dissi che volevo intervistarlo per inserire la sua testimonianza nella serie e mi chiese chi avevo incontrato prima di lui. Gli nominai Denti, Birindelli, Erminio e lui disse : "ma sono tutti fascisti!" e io " beh si, per questo sarebbe ora che parlasse anche qualche comunista". 
Rendina era molto simpatico, aveva fatto il partigiano ma aveva anche partecipato alla Campagna di Russia come Sottotenente dei Bersaglieri, per cui la sua visione della guerra era ampia e mai banale. 

MASSIMO RENDINA 

Dopo la guerra fece una carriera invidiabile.
Dai primi tentativi nel cinema continuò a lavorare come giornalista e collaborò alla settimana INCOM. 
Quando il padre di Walter Veltroni che dirigeva il TG RAI morì giovanissimo si trovarono con la necessità di sostituirlo e la scelta cadde su Rendina. 


Dopo poco tempo Tambroni però lo fece cacciare perchè riteneva che un direttore del TG nazionale non poteva essere comunista, ma grazie all'intercessione di alcuni politici, tra cui Moro, Rendina venne reintegrato e inviato insieme a  Mike Bongiorno negli Stati Uniti dove mise le basi per la creazione della RAI Corporation. 


8) OTTORINO BELTRAMI (Clicca per visionare i video)

L'idea di intervistare Beltrami fu suggerita a Claudio G. Fava da un suo amico Lorenzo Doretti, che conosceva Beltrami. Mi diede il telefono proprio Doretti e io chiamai Beltrami che per prima cosa mi chiese "ma lei l'ha letto il mio libro?". Io non sapevo che avessero fatto un libro sull'esperienza di vita di Beltrami che da Comandante del sommergibile Acciaio arrivò alla Olivetti. Il libro se vi interessa è edito da Mursia e si trova abbastanza facilmente, si intitola "sul ponte di comando, dalla Marina Militare alla Olivetti" a cura di Alberto De Macchi e Giovanni Maggia (Clicca per ordinarlo dal sito dell'editore). Il titolo è azzeccato perchè effettivamente l'Ingegner Beltrami ha sempre avuto incarichi di comando sia in Olivetti che Olivetti Bull e ovviamente per quel che interessava me e la serie dei veterani, anche durante la guerra.
Aveva fatto l'Accademia, Corso Pirati, e dopo vari incarichi su navi e sommergibili Comandò il sommergibile Acciaio; poi durante un bombardamento venne ferito al polpaccio curato in ritardo la ferita fece infezione e gli amputarono una gamba. 



Questo però gli salvò la vita perchè mentre era in convalescenza il sommergibile Acciaio partì per una nuova missione con un nuovo comandante e venne affondato. 


OTTORINO BELTRAMI

Beltrami era molto spiritoso, anche a lui inviai il DVD con Birindelli, che tra l'altro aveva conosciuto. Quando gli chiesi se voleva rilasciare una intervista rise divertito e rispose "perchè no! venga, l'aspetto a Milano". Abitava in Piazza Duse in una casa bellissima. Purtroppo la salute lo stava abbandonando e tendeva a stancarsi durante l'intervista ma riuscimmo comunque  a registrare diversi ricordi.


9) LUIGI GORRINI (Clicca per il video)

Gorrini lo volevano in tanti. Mentre la serie procedeva mi arrivavano spesso mail con una domanda semplice e chiara : "quando fate Gorrini?". Allora iniziai a informarmi. 
All'epoca era ancora vivo Cesare Erminio e chiesi a lui informazioni ma i due non si vedevano dalla fine della guerra, anzi, non correva buon sangue tra Gorrini e molti del Primo gruppo Caccia, perchè Gorrini aveva ottenuto la Medaglia d'oro a suon di ricorsi e questo, per chi aveva rifiutato di tornare in AM nella nuova Repubblica Italiana dopo essere stato fedele alla Repubblica Sociale, non era un'azione ben vista.
Comunque tentai tramite Franco Benetti ex pilota del secondo gruppo caccia che allestì una sala museo dedicata all'ANR nel castello di San Pelagio. Mi disse subito che non era semplice averci a che fare ma mi diede il telefono. Ci parlai due volte ma Gorrini rispose che in quel periodo faceva freddo. 
"Boh?" pensai..."sarà una scusa..."
Tentai anche tramite un'Associazione d'Arma del luogo. Un socio dell'Associazione disse di essere un grande amico di Gorrini ma quando glielo nominai Gorrini quasi mi abbassò il telefono; insomma non sapevo come convincerlo, alla fine gli inviai il DVD di Birindelli e come per magia, forse perchè anche l'Ammiraglio era stato decorato con la Medaglia d'oro, ricevetti una risposta positiva, tramite la figlia del cugino, Silvia Bonomini che lo aiutava a tenere i contatti con il mondo.

 

LUIGI GORRINI - A SINISTRA IL PANNELLO A LUI DEDICATO NEL MUSEO A.M. 
DA UN'IDEA DELL'ALLORA DIRETTORE PIERLUIGI POLETTI


Non esagero se dico il mondo, infatti a Gorrini arrivavano decine e decine di lettere con richieste di autografare fotografie, libri e profili di aerei. Era una vera star per gli appassionati della seconda guerra mondiale e a lui questo piaceva...gongolava all'idea.



Aveva anche dei detrattori, per alcuni aveva ingigantito il numero delle sue vittorie. 



Io ho potuto vedere i libretti di volo originali conservati da Silvia Bonomini ed effettivamente i conti non tornano con quello che lui raccontò nel libro biografico Vespa 2, però non penso che il valore di questi piloti debba essere misurato attraverso il numero degli abbattimenti e comunque la sua esperienza di guerra era veramente interessante dal punto di vista storico, in particolare quella prima dell'8 settembre. 



10) COSTANTINO PETROSELLINI

L'incontro con Petrosellini non fu uno, ma furono molti. La prima volta che lo vidi non stava molto bene inoltre durante l'intervista vennero alcuni ex piloti A.M. e questo contribuì a creare un rumore di fondo fatto di risate e schiamazzi che coprirono la voce di Pedro che era già fioca. 
Però tra i piloti presenti quel giorno c'era il Comandante Paolo Monti, grandissimo collezionista di cimeli aeronautici oltre che pilota di F 104 e Boeing 747 e molti altri velivoli. 
Incuriosito dalla serie che stavo facendo acquistò i DVD su Erminio e Setti e mi chiese notizie di quello su Pedro.
Spiegai il problema che si era verificato e lui, che frequentava molto Petrosellini, gli chiese di ripetere l'intervista sapendo che si era da poco operato ed ora era molto migliorato. 
Tornammo per due volte, perchè nella seconda intervista Pedro non parlò del periodo in cui andò in Alitalia, periodo che interessava molto a Monti essendo stato anche lui Comandante nella ex compagnia di bandiera italiana prima che arrivassero i "capitani coraggiosi" e gli emirati arabi.
Così ci vedemmo una terza volta e terminammo l'intervista. Poi da Pedro ci andai spesso a fargli un saluto e a risentire i suoi racconti di guerra e anche di Alitalia. 
Come pilota aveva collezionato esperienze notevoli, avendo fatto anche il collaudatore dopo essere stato istruttore sui Vampire. 




Nel Museo Storico dell'AM c'è una teca donata dai figli con alcuni suoi oggetti che lo ricordano, vicino all'aereo che collaudò, l'Aerfer Sagittario.



I famigliari di Petrosellini nel museo Storico AM con il Cpt Gerosa e a destra foto il tecnico di volo Alitalia Bertoglio, il giorno in cui venne donata la teca con i cimeli di Costantino Petrosellini.

Lo ricordo come un uomo simpatico schietto e gioviale, sempre accogliente e sempre pronto alla battuta. 



11) UMBERTO BERNARDINI

Il generale Bernardini era l'uomo dei record, primo pilota Militare Italiano a superare la barriera del suono, su un F86 dell’Aeronautica Canadese, quando era in Inghilterra per il corso da pilota collaudatore, che tra l’altro nel dopo guerra fu il primo a frequentare. Aveva fatto parte del Reparto Sperimentale, per cui aveva volato su moltissimi aerei, vantava 101 passaggi macchina... aveva volato con tutto, dagli alianti ai quadrireattori, passando per il mitico Starfighter che mi disse di sognare la notte.



Era del corso Vulcano. Aveva combattuto nel gruppo Baltimore, per cui avete già capito che dopo l'8 settembre era nella fazione del sud.
Questo non significa che non avesse compreso la scelta di alcuni suoi colleghi di aderire alla RSI. 
Fu proprio un suo amico che era stato nell’Aeronautica Nazionale Repubblicana, Cesare Erminio, a consigliarmi di intervistarlo.
Erano in ottimi rapporti, ma Bernardini rimase fedele al giuramento fatto al Re, e passò le linee tornando volontariamente nel sud dove la Regia Aeronautica si stava riorganizzando.
Per cui lui fece una scelta ben precisa, rischiando anche di essere catturato.
Per lui non fu una questione geografica come per molti altri, che trovandosi a nord rimasero là solo per quel motivo.
Dopo l'intervista ci saremmo dovuti rivedere perché voleva aggiungere alcuni aneddoti riguardanti la sua carriera nel dopo guerra. Io intanto continuai la ricerca di veterani.



Purtroppo il Generale scomparve improvvisamente e la seconda parte dell'intervista non si fece mai.
Il completamento del documentario lo devo al Comandante Paolo Monti che mi aiutò a rimettermi in contatto con la moglie del Generale e la figlia Viviana. 
Paolo Monti era stato compagno di corso in Accademia Aeronautica del marito di Viviana Bernardini, Luciano Marches, anche lui figlio di un noto Generale Pilota dell'AM.

Come detto prima, nel frattempo intervistai il Generale Alessandro Setti e anche altri veterani, fino a che Paolo Monti mi aiutò a organizzare l'incontro con la figlia del Generale e ad acquisire alcune foto preziose per il documentario.



Bernardini dopo la guerra concluse la carriera come addetto militare dei Presidenti Leone e Pertini. 
Era un pilota nato, tanto che quando era già in pensione con l'amico e collega Giorgio Bertolaso fecero il giro del mondo a bordo di un Piper soprannominato Be'Be' (Bernardini/Bertolaso) non ne sono sicuro ma credo che ancora oggi siano l'equipaggio più anziano ad aver portato a termine l'impresa. 
Ricordo però che il Generale mi raccontò che un giorno a Ponte Milvio a Roma incontrò l'Ammiraglio Birindelli, che sapendo della preparazione del viaggio gli disse "Tu e Bertolaso siete due pazzi!". 
Quando il viaggio era finito si rincontrarono di nuovo e Birindelli gli disse : "ti avevo detto che eravate due pazzi, ma sbagliavo, siete due grandi piloti per essere riusciti a tornare vivi!".



12) CARLO VOLONTE'

Mentre i veterani intervistati aumentavano di numero cominciai a distribuire in piccole quantità i DVD attraverso alcuni punti vendita. Uno di questi, che sicuramente tutti gli appassionati di storia militare conoscono, è La Libreria Militare di Milano. 
Grazie a Federico Pejrani che ci lavora ho avuto la possibilità di incontrare altri due veterani, Carlo Volontè e Giovanni Peroncini. Volontè era stato marconista sul carro M14 ed aveva combattuto ad El Alamein. 

Qualcuno dice che è stato lui a inviare il famoso ultimo messaggio : «Carri nemici fatta irruzione ... Con ciò ARIETE accerchiata ... Carri ARIETE combattono!» 
...glielo chiesi e Carlo non smentì ma non confermò, perchè essendo un uomo veramente onesto non voleva attribuirsi meriti non suoi, e disse molto semplicemente "potrei effettivamente essere stato io a inviare quella comunicazione, come potrebbe anche essere stato qualcun altro. Non saprei."


Dopo la battaglia di El Alamein riparò a Tunisi dove fu catturato.
Parte del periodo della prigionia lo passò a Ben Gardane come lavorante per un maltese che aveva un'azienda agricola là. 
Questo maltese un giorno si presentò al campo di prigionia e si portò via alcuni prigionieri da utilizzare come lavoranti, tra questi c'era Volontè.
Finalmente dopo due anni anche Carlo fu rimpatriato. Tornato a Milano ricominciò a lavorare.
I primi anni fece il cameriere ed un giorno nel ristorante dove lavorava si ritrovò davanti il maltese che gli offrì di tornare a Ben Gardane per lavorare ancora nell'azienda agricola...probabilmente Volontè aveva lasciato un ottimo ricordo al maltese; comunque non accettò e fece altro. 
Anche la famosa soprano Maria Callas che lo conobbe a Milano gli propose di lavorare per lei ma anche in quel caso declinò l'offerta.
Una curiosità, mi mostrò un libro dove si parlava di El Alamein e lui veniva citato come fratello dell'attore Gian Maria Volontè, in realtà mi spiegò che era il cugino.



13) GINO PIZZATI

Credo di essere arrivato a Pizzati attraverso diverse persone che me ne parlarono, sicuramente uno era Benetti, che lo conosceva e lo incontrava spesso ai raduni, ma anche la nipote di Cesare Erminio.
Tra l'altro nel documentario con Pizzati utilizzai alcune sequenze dei vecchi 8 mm girati da Erminio quando era con Visconti a nord.

                           

Gino Pizzati lo incontrai a Mira. 
La sua intervista è molto lunga e interessantissima. Pizzati con la Regia Aeronautica si è distinto abbattendo diversi aerei nemici. 
(A fine guerra in tutto gli attribuirono 5 abbattimenti, tra Regia Aeronautica e ANR).


GINO PIZZATI

Combatté su Malta dove la contraerea nemica era agguerritissima.
Poi fu inviato alla difesa di Napoli. 
Dopo l'8 settembre aderì alla RSI, mai pentito...era uno coerente.
Anche con Visconti si comportò bene, tanto che fu uno dei piloti scelti per andare ad addestrarsi con il mitico Komet, addestramento che però non si concluse.
La guerra ormai era quasi finita, i Russi arrivavano e la neve abbondava sul campo volo, il decollo tanto atteso dopo l'addestramento con gli alianti non si fece.



Gino Pizzati il giorno della partenza delle "Comete" frame preso da uno dei filmati di Erminio




Nei suoi racconti non ha mai speso una parola di troppo per auto celebrarsi, non abbelliva il suo ricordo, casomai abbelliva il ricordo degli amici che non c'erano più, da Dringoli a Bartolozzi.



Pizzati nell'ANR

Dei piloti del Primo Gruppo Caccia era l'ultimo rimasto...la notizia della sua scomparsa l'ho avuta dal nipote di Adriano Visconti. Aveva 99 anni era nato il 20 dicembre del 1919 e come dicono gli appassionati di Aeronautica "è volato per l'ultima missione" il 28 giugno 1919... Cieli Blu per il grande Gino Pizzati.



14) GIOVANNI PERONCINI

Giovanni Peroncini lo incontrai a Milano e come per Volontè, sempre grazie a Federico Pejrani della Libreria Militare.
Peroncini viveva con la seconda moglie, vedeva con qualche difficoltà ma la memoria era vivida.
Parlarci è stato un vero piacere, aveva una visione distaccata dei fatti accaduti in Africa, non era un nostalgico che cercava di abbellire a tutti i costi i ricordi di guerra, nè si parlava addosso.
Vizi e virtù del Regio Esercito escono molto bene dalla sua intervista.


 

Non aveva molte fotografie, anzi ne aveva pochissime ed erano di quando frequentava il corso di complemento nei Granatieri, prima di fare domanda per andare nei paracadutisti.
La prigionia in Africa non lasciava molti souvenir.



Per fortuna sempre tramite Pejrani entrai in contatto con un ex ufficiale degli Alpini Paracadutisti, Stefano Rossi, che aveva nella sua collezione privata alcune mostrine da paracadutista del Regio Esercito e anche molti scatti realizzati ad El Alamein, che arricchirono la parte iconografica del documentario.



15) FRANCO BOLZONI

Bolzoni lo incontrai grazie a Franco Manini primo ufficiale Alitalia che partecipò alla realizzazione del documentario LE PAN PRIMA DELLA PAN.
L'esperienza di Bolzoni è interessante perché documenta la storia degli aliantisti d'assalto che la regia Aeronautica iniziò ad addestrare per l'attacco a Malta, che però non si fece.
Bolzoni aveva sempre volato con ultraleggeri e alianti.
Era una persona seria.
Non voleva neanche farsi intervistare perché diceva che non aveva fatto niente di importante perché l'8 settembre per lui la guerra finì. 
Però qualcuno che avesse fatto l'addestramento da aliantista non l'avevo incontrato e lui era importante, diventava un altro tassello per il puzzle di vite che cercavo di completare.




16) ARNALDO FILIPPI

Arnaldo Filippi è una forza della natura, quando l'ho intervistato aveva 102 anni ora ne ha 107 e ancora ricorda tutto della sua esperienza militare come sottotenente del Regio Esercito. 
L'intervista la organizzò il Cpt. Paolo Monti con il figlio di Filippi, Roberto.
Arnaldo Filippi l' Africa l'ha viste in divisa, con un intermezzo di lavoro all'Ala Littoria prima del 1943.
Poi fu richiamato e l'8 settembre si è ritrovato a tornare in Italia con mezzi di fortuna dalla Francia.
A Roma non volendo aderire alla RSI si è nascosto.
Poi finita la guerra ha lavorato nell' Ala Italiana che non aveva aerei e poi alla LAI. 
Ha visto la fusione tra LAI e ALITALIA e successivamente è diventato dirigente in Alitalia lavorando con Velani, allora padre "padrone" della compagnia.


17) MARIO MARI


18) FRANCO BENETTI

La prima volta che contattai Benetti fu per chiedergli se poteva aiutarmi ad incontrare Gorrini. Non poteva. Poi parlandoci mi spiegò cosa aveva fatto durante la guerra, precisando che era ben poco, perchè era arrivato troppo tardi, ma aveva fatto in tempo a pilotare il Macchi 205.
Aveva visto i giorni finali del Secondo Gruppo Caccia e per quanto il destino non lo aveva messo in condizioni di poter dimostrare quel che valeva in combattimento, nel dopoguerra dimostrò un attaccamento ai valori che gli erano stati trasmessi al Gruppo Caccia allestendo una bella sala museo nel castello di San Pelagio.
Con pazienza raccoglieva, cimeli, divise e brevetti da parenti amici e vedove dei piloti dell'ANR. 
Lo stesso Gorrini mi disse di Benetti "eh quel ragazzo si che ha fatto un buon lavoro!".
Ed infatti l'intervista la registrai con il Comandante Malgarotto che lo conosceva e il Comandante Lorenzo Ruffini proprio nella sala che Benetti allestì a San Pelagio.



19) BRUNO BERTOLDI

Bertoldi lo conobbi grazie a Massimo Filippini, avvocato e figlio del Maggiore Filippini che venne fucilato a Cefalonia. Cercavo un reduce della Divisione Acqui e arrivai a Filippini che impazzava in internet con i suoi blog sulla storia dell'Eccidio. Filippini era osteggiato da molti, in primis dall'Anpi. Le sue tesi erano mal digerite, ma con il tempo tante persone dovettero accettare alcune sue dichiarazioni sul reale svolgimento dei fatti di Cefalonia.
Non entro nel merito, ma in soldoni Filippini attaccava l'operato di Pampaloni e Apollonio, difendendo il Generale Gandin che invece passò alla storia come pavido e indeciso.
Bertoldi nella sua testimonianza ricordava che Apollonio collaborò con i tedeschi dopo la strage per evitare la deportazione.
Comunque l'avventura umana di Bertoldi è degna di un grande film.
Riuscì a tornare in Italia molti anni dopo la guerra, talmente emaciato che neanche lo riconoscevano. Andai a casa sua a Trento con il Comandante Ruffini per intervistarlo. Era anche stato chiamato a Roma per testimoniare nel processo contro Stork un caporale tedesco ormai ultranovantenne. I giudici rimasero increduli nel sentire la storia di Bertoldi, ma quando gli chiesero se aveva visto Stork sparare lui molto onestamente rispose "no!".




20) ORESTE GENTA



21) PIER PAOLO BERGAMINI



22) REMO UGOLINI


23) SANTO PELLICCIA

Santo era il fratello minore del Generale Pilota Antonio Pelliccia di cui avevo sentito parlare da alcuni piloti AM. 
L'intervista a Santo la devo al Comandante Ruffini che ha voluto fortemente che venisse fatta. 
Santo volle farla con la divisa che indossava con i suoi commilitoni ad El Alamein. 
Quando andò in guerra non aveva raggiunto ancora l'età della leva ma lui ci disse che grazie ad un permesso scritto del padre riuscì a farsi arruolare comunque. 
Il Generale Pelliccia aveva un altra versione : Santo non andava d'accordo con la matrigna e scappò di casa e dopo molto tempo seppero che era in Africa, finita la guerra arrivò una lettera a casa che affermava che "il soldato Santo Pelliccia è detenuto nel campo....ecc ecc".
Come riuscì a farsi arruolare per il fratello Generale rimase un mistero. L'unica cosa che mi disse il fratello fu "in Africa c'è sicuramente stato".
Quando tornò in Italia il padre ebbe un presentimento e si fece accompagnare proprio da Antonio alla stazione. Là improvvisamente gli corse incontro Santo che era tra i militari stipati nei vagoni di un treno appena arrivato.
Poco tempo dopo l'intervista realizzata con Santo contattai anche il fratello.




24) ANTONIO PELLICCIA


25) MARIO AIMI


26) GIUSEPPE MIGLIORI


27) LORIS BALDI


28) CONSONNI


29) PALMIERI


30) DI BERNARDINI


31) ANGELINI


32) ZUCCHI


33) MURELLI






34) GALBUSERA


35) CIOFFI


36) AGOSTINIS


37) SORRENTINO


38) BELLAZZINI



39) TOSTI



40) ZAFFINA In preparazione



Luigi Tosti militò nella Divisione Folgore e anche nella Divisione Nembo


Gian Carlo Galbusera 4° Stormo Caccia Cavallino Rampante

Airacobra p39 del 4° Stomo caccia










Piloti del primo gruppo caccia asso di bastoni in addestramento con alianti in Germania

Logo del primo gruppo caccia Asso di Bastoni





Carlo Murelli Divisione Folgore


Valerio Stefanini Primo Gruppo Caccia Asso di Bastoni


Logo della Squadriglia Gigi tre osei del secondo gruppo caccia ANR



Adriano Visconti fotografato ad Albino da Olimpio Agostinis

Logo del terzo gruppo caccia dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana





Angelo Angelini (al centro)















Maggiore Filippini


GIANCARLO CIOFFI (CLICCA PER INFO)


Silvano Abba



Cioffi e Violetto




Ammiraglio Bergamini


Regia Nave Roma


Regia Nave Roma


Adriano Visconti














Cesare Palmieri


















INCIDENTI DI PERCORSO NELLA REALIZZAZIONE DI UNA SERIE