mercoledì 29 gennaio 2020

7 COMANDANTE MAX Massimo Rendina (Regio Esercito)




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MASSIMO RENDINA

DALLA CAMPAGNA DI RUSSIA ALLA RESISTENZA

Massimo Rendina (1920-2015) nasce a Venezia e negli anni della sua formazione entra a far parte dell'Azione Cattolica. Partecipa come atleta a gare sportive e si distingue nel nuoto.

Iscritto all'università entra in contatto con il primo antifascismo, comunque quando l'Italia entra in guerra decide di partire volontario, anche se potrebbe rinviare per motivi di studio.

Avendo un diploma frequenta la scuola per ufficiali di complemento e viene assegnato ai Bersaglieri.

Parte per la campagna di Russia con il Corpo di Spedizione Italiano in Russia.

Ammalatosi viene fatto rientrare in Italia, dove torna a lavorare come giornalista insieme ad Enzo Biagi al Resto del Carlino.

Dopo l'8 settembre segue Corrado Bonfantini nelle Brigate Garibaldi con i nomi di battaglia  "Comandante Max", "Max il giornalista" e  "Max Manara" (per la sua parentela con Luciano Manara da parte materna) o semplicemente "Max."

Tra i reparti che comanda nelle Brigate Garibaldi uno dei primi è quello de La Barca, dal nome di un località in cui si trova.

Alla fine della guerra è a Torino il giorno in cui in città la popolazione insorge. 
I Tedeschi ormai sono in ritirata, già fuori della città. Anche di fascisti ne sono rimasti pochi. 
Rendina assiste all'impiccagione di Giuseppe Solaro il federale della città e alla furia dei civili sul suo corpo che viene portato in processione dopo essere stato impiccato due volte, perchè la prima volta il ramo dell'albero a cui era legato si spezzò. Rendina è disgustato. Lo stesso Togliatti chiama i vari capi partigiani e ordina di reprimere sul nascere scene del genere, perchè teme che ne saranno incolpati i partigiani stessi.

Dopo la guerra lavora all'unità con Giorgio Amendola, successivamente alla settimana Incom con Luigi Barzini Jr e poi alla RAI dove dirige il primo telegiornale sostituendo Vittorio Veltroni deceduto prematuramente.
Viene cacciato dalla guida del telegiornale da Fernando Tambroni per motivi politici, ma grazie ad Aldo Moro torna a lavorare e va negli stati uniti per organizzare RAI Corporation.

Durata 52 minuti - Lingua ITALIANO / No sottotitoli

Extra : Scene inedite (Gli anni del cinema / Edgardo Sogno / La battaglia culturale / Oggi si vive nel presente)

disponibile in 3/5 giorni lavorativi







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N.d.A.
Massimo Rendina lo incontrai grazie a Luciano Vincenzoni.
Erano veneti entrambi, Luciano di Treviso e Rendina di Venezia e proprio a Venezia si erano conosciuti subito dopo la guerra.
La sera del loro incontro erano in un ristorante dove si festeggiava qualcuno, con tanto di cena luculliana, ma alla fine non si sapeva chi dovesse pagare il conto, anche perchè il festeggiato non si capiva chi fosse. Forse era uno scherzo, comunque tutti sgattaiolarono via lasciando camerieri e ristoratore da soli.
Dopo la fuga dal ristorante, Rendina e Luciano rimasero in contatto, anche perchè entrambi frequentavano il mondo del cinema. 
Rendina infatti oltre a fare il giornalista, in quegli anni aveva conosciuto Piero Tellini, noto sceneggiatore e zio di Zeffirelli, con cui realizzò dei film. 
Quando andai a presentarmi a Rendina era presidente dell' ANPI Roma. 
Gli dissi che volevo intervistarlo per inserire la sua testimonianza nella serie che stavo facendo sui veterani italiani.
Mi chiese chi avevo incontrato prima di lui. 
Gli nominai Denti, Birindelli, Erminio e lui disse : "ma sono tutti fascisti!" e io sorridendo risposi "beh si, per questo sarebbe ora che parlasse anche qualche comunista". 
Rendina era molto simpatico, un intelligenza viva, fresca la sua, non aveva i paraocchi.
Era stato sottotenente di complemento dei Bersaglieri, e tra l'altro la madre era imparentata con Luciano Manara, che morì in difesa della Repubblica Romana nel 1849 proprio al comando dei suoi bersaglieri.




Sinceramente della sua esperienza militare mi interessava soprattutto la Campagna di Russia.
Prima di fare il partigiano aveva rischiato di morire sul fronte russo dove era andato volontario come Sottotenente.
Per questo reputavo e non a torto, che potesse avere una visione della guerra ampia, non circoscritta al territorio italiano, tra valli e montagne, come altri partigiani. 
Dopo l'intervista ci sentimmo spesso, mi raccontò molte cose della sua vita. 
Lo andavo a trovare o alla sede Anpi, nei pressi di via della Lungara fino a quando rimase in carica, o nella sua casa vicino il giardino zoologico in via cuboni.
Poi non lo vidi piu', lo sentivo solo telefonicamente per decidere un appuntamento che di volta in volta lui rimandava perchè non si  sentiva bene e infatti aveva la voce sofferente e un giorno appresi la notizia della sua scomparsa.
Per chi non lo sa Rendina dopo la guerra fece una carriera invidiabile.
Dai primi tentativi nel cinema continuò a lavorare come giornalista e collaborò alla settimana INCOM. 
Quando il padre di Walter Veltroni che dirigeva il Tg RAI morì giovanissimo, si trovarono con la necessità di sostituirlo e la scelta cadde su Rendina. 
Dopo poco tempo Tambroni lo fece cacciare perchè riteneva che un direttore del TG nazionale non poteva essere comunista, ma grazie all'intercessione di alcuni politici, tra cui Moro, Rendina venne reintegrato con un aumento di stipendio e inviato insieme a  Mike Bongiorno negli Stati Uniti, dove mise le basi per la creazione della RAI Corporation...insomma l'intervento di Tambroni fu propizio e infatti a questo riguardo nell'intervista Rendina concludeva dicendo "non mi sento una vittima di regime".

C.C.









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