La vera storia dell'eccidio di Cefalonia
"A Cefalonia dopo l'8 settembre i tedeschi sterminarono la Divisione Acqui".
Questo è il messaggio trasmesso alle masse dagli anni 50 in poi.
Anche su riviste di storia militare molto note spesso si parlava degli eventi di Cefalonia in questi termini e si raccontava di 10.000 uomini fucilati.
In pratica quasi nessuno sarebbe dovuto tornare in Italia e comunque dovevano essere poche centinaia i superstiti della Divisione.
In realtà i superstiti furono migliaia, tra i caduti poi, molti non morirono a Cefalonia ma nei viaggi allucinanti che li portarono, ormai prigionieri, in Russia come manovalanza per i tedeschi come accadde a Bruno Bertoldi. (clicca per il video).
Anche su riviste di storia militare molto note spesso si parlava degli eventi di Cefalonia in questi termini e si raccontava di 10.000 uomini fucilati.
In pratica quasi nessuno sarebbe dovuto tornare in Italia e comunque dovevano essere poche centinaia i superstiti della Divisione.
In realtà i superstiti furono migliaia, tra i caduti poi, molti non morirono a Cefalonia ma nei viaggi allucinanti che li portarono, ormai prigionieri, in Russia come manovalanza per i tedeschi come accadde a Bruno Bertoldi. (clicca per il video).
(Soldati Italiani a Cefalonia)
Ma quello che accadde veramente in quei giorni venne ricostruito da una commissione dell'Esercito Italiano inviata a Cefalonia nel dopoguerra.
Al ritorno da questo viaggio il Ten. Col. Livio Picozzi scrisse una relazione dettagliata che prese il suo nome : Relazione PICOZZI; la relazione rimase lettera morta e prese polvere per decenni negli armadi dell'Ufficio Storico fino a quando Massimo Filippini, figlio del maggiore Federico Filippini, uno degli ufficiali uccisi a Cefalonia, non la trovò e la studiò attentamente per capire meglio quale sorte incontrò suo padre. (clicca per il video).
Al ritorno da questo viaggio il Ten. Col. Livio Picozzi scrisse una relazione dettagliata che prese il suo nome : Relazione PICOZZI; la relazione rimase lettera morta e prese polvere per decenni negli armadi dell'Ufficio Storico fino a quando Massimo Filippini, figlio del maggiore Federico Filippini, uno degli ufficiali uccisi a Cefalonia, non la trovò e la studiò attentamente per capire meglio quale sorte incontrò suo padre. (clicca per il video).
(Sopra il Maggiore Federico Filippini)
Cosa si evince dal lavoro di Picozzi?
Intanto la relazione fu divisa in due, una parte descriveva come andarono le cose a Cefalonia e il numero dei caduti italiani e tedeschi, una seconda parte riassumeva l'attività del Capitano Renzo Apollonio, che veniva descritto come insubordinato e non come l'eroe che tutti avevano acclamato al ritorno dalla guerra.
Anche tramite l'Anpi infatti, nel dopoguerra venne montato il mito resistenziale di Cefalonia, dove secondo questa teoria si diede inizio alla "resistenza" antinazista.
Apollonio e Amos Pampaloni erano due giovani ufficiali di artiglieria.
Il 13 settembre Apollonio, più alto in grado, contravvenendo ad ordini superiori, diede ordine di sparare contro due motozattere tedesche. Così iniziarono gli scontri tra italiani e tedeschi nell'isola. I tedeschi però erano inferiori di numero e sulle prime negoziarono. Apparentemente il gesto di Apollonio può sembrare eroico ma ad ogni azione c'è una reazione...come si vedrà poi analizzando i fatti.
Un'altra leggenda che vagola anche su qualche libro "storico" è che il Generale Gandin indette un referendum tra i suoi militari per sapere se volessero consegnare le armi o resistere ai tedeschi. Ovviamente chi dice questo non è mai stato un militare, non immagina cosa sia la disciplina militare e non tiene conto del periodo storico.
E' ridicolo pensare che in un territorio come quello di Cefalonia con batterie e uomini sparsi tra isolotti e colline, in un momento del genere un generale mandasse in giro i suoi subordinati a raccogliere adesioni per un referendum.
Semmai ci fu una consultazione tra Gandin e gli ufficiali superiori sul da farsi ma sempre nell'attesa di ordini superiori, ordini che purtroppo non arrivarono mai e i tedeschi ebbero il tempo di ottenere rinforzi per attaccare.
Intanto la relazione fu divisa in due, una parte descriveva come andarono le cose a Cefalonia e il numero dei caduti italiani e tedeschi, una seconda parte riassumeva l'attività del Capitano Renzo Apollonio, che veniva descritto come insubordinato e non come l'eroe che tutti avevano acclamato al ritorno dalla guerra.
Anche tramite l'Anpi infatti, nel dopoguerra venne montato il mito resistenziale di Cefalonia, dove secondo questa teoria si diede inizio alla "resistenza" antinazista.
Apollonio e Amos Pampaloni erano due giovani ufficiali di artiglieria.
Il 13 settembre Apollonio, più alto in grado, contravvenendo ad ordini superiori, diede ordine di sparare contro due motozattere tedesche. Così iniziarono gli scontri tra italiani e tedeschi nell'isola. I tedeschi però erano inferiori di numero e sulle prime negoziarono. Apparentemente il gesto di Apollonio può sembrare eroico ma ad ogni azione c'è una reazione...come si vedrà poi analizzando i fatti.
Un'altra leggenda che vagola anche su qualche libro "storico" è che il Generale Gandin indette un referendum tra i suoi militari per sapere se volessero consegnare le armi o resistere ai tedeschi. Ovviamente chi dice questo non è mai stato un militare, non immagina cosa sia la disciplina militare e non tiene conto del periodo storico.
(Il Generale Antonio Gandin)
E' ridicolo pensare che in un territorio come quello di Cefalonia con batterie e uomini sparsi tra isolotti e colline, in un momento del genere un generale mandasse in giro i suoi subordinati a raccogliere adesioni per un referendum.
Semmai ci fu una consultazione tra Gandin e gli ufficiali superiori sul da farsi ma sempre nell'attesa di ordini superiori, ordini che purtroppo non arrivarono mai e i tedeschi ebbero il tempo di ottenere rinforzi per attaccare.
Anche il superstite Bertoldi ha confermato che la storia del referendum non è vera (clicca per il video) ed ha anche affermato che il capitano Renzo Apollonio collaborò con i tedeschi per salvarsi la vita. (Clicca per il video).
Bertoldi era l'autista personale del Generale Gherzi.
Va ricordato che Sia Gherzi che Gandin morirono a Cefalonia.
Bertoldi era l'autista personale del Generale Gherzi.
Va ricordato che Sia Gherzi che Gandin morirono a Cefalonia.
(Sopra Bruno Bertoldi)
Per capire quello che accadeva in quelle ore dopo l'8 settembre 1943 si può visionare questo video con la testimonianza di Michele Zucchi altro sopravvissuto a Cefalonia. (clicca per il video).
Qualche ufficiale rimase allibito dalla notizia dell'8 settembre e capì subito che sarebbe accaduto qualcosa di nefasto. Inoltre tutti sapevano che i tedeschi erano meglio equipaggiati; è vero che la Acqui poteva nell'immediato bloccare i tedeschi che erano a Cefalonia ma il timore di una risposta con l'invio di rinforzi era molto forte. (clicca per il video)
Qualche ufficiale rimase allibito dalla notizia dell'8 settembre e capì subito che sarebbe accaduto qualcosa di nefasto. Inoltre tutti sapevano che i tedeschi erano meglio equipaggiati; è vero che la Acqui poteva nell'immediato bloccare i tedeschi che erano a Cefalonia ma il timore di una risposta con l'invio di rinforzi era molto forte. (clicca per il video)
(Sopra Michele Zucchi)
Le critiche al Generale Gandin sono state molto dure ed hanno sicuramente leso la sua immagine, facendolo passare per un ufficiale mediocre che non seppe gestire la situazione. Andrebbe rivista la sua posizione alla luce di tutte le informazioni trovate in questi decenni dai vari ricercatori.
Anche tra alcuni veterani sopravvissuti c'è un astio nei confronti di Gandin che viene accusato di essere l'unico colpevole di quel che accadde. Queste accuse però nascono dal "sentito dire", dalle voci che da decenni si sono ingigantite consolidandosi come verità assolute.
Alcuni dei soldati che denigrano Gandin nemmeno lo videro mai; nella scala gerarchica tra lui e i militari c'erano maggiori, capitani, tenenti, sottotenenti e tutti i sottufficiali...e c'era come già detto il territorio di Cefalonia, per cui alcune batterie erano isolate e lontane dall'ufficio comando.
Va inoltre tenuto conto che molti generali italiani in quelle stesse ore si trovarono nelle stesse condizioni e aspettarono ordini per diversi giorni, proprio come fece Gandin.
Arnaldo Filippi che militava nel Regio Esercito come ufficiale di complemento ricorda che anche il generale Vercellino sciolse la 4^ armata in Francia proprio il 12 settembre, dopo aver atteso invano direttive da Roma. (Clicca per il video)
Un altro punto di vista che conferma l'accaduto e riabilita Gandin è anche quello di Mario Sorrentino (Clicca per il video) che l'8 settembre era in Sardegna come sottotenente del corpo automobilistico del Regio Esercito. Il Generale Basso in quelle ore decise di NON attaccare i tedeschi, contravvenendo a un ordine, sapendo che in caso di scontro le sue truppe avrebbero avuto la peggio. Dopo la guerra fu processato per insubordinazione ma successivamente scagionato.
Gandin al contrario di Basso andò incontro a un altro destino.
La gestione dell'armistizio, annunciato l' 8 settembre, in realtà fu la causa di tutti i mali.
Questo viene detto da molti veterani di diverse armi e specialità che si trovarono nel caos totale dopo la fatidica data. Qui è possibile visionare le testimonianze del Generale di Squadra Aerea Oreste Genta, Del Generale di Squadra Aerea Umberto Bernardini, e dell'Ammiraglio Gino Birindelli. (Clicca sui nomi per visionare i video)
Il 15 settembre a Cefalonia iniziarono gli scontri. Questa volta però i tedeschi erano coadiuvati dall'aeronautica con gli Stuka che decimarono i ragazzi della Acqui. (Clicca per il video)
Molti italiani dopo i combattimenti con i tedeschi furono catturati e imbarcati su alcune navi per essere trasportati verso Atene. Tre navi furono affondate e in quegli affondamenti morirono altre migliaia di italiani. Anche Michele Zucchi era su una delle navi che affondarono ma per sua fortuna venne raccolto da un'altra nave in navigazione. (clicca per il video).
Anche tra alcuni veterani sopravvissuti c'è un astio nei confronti di Gandin che viene accusato di essere l'unico colpevole di quel che accadde. Queste accuse però nascono dal "sentito dire", dalle voci che da decenni si sono ingigantite consolidandosi come verità assolute.
Alcuni dei soldati che denigrano Gandin nemmeno lo videro mai; nella scala gerarchica tra lui e i militari c'erano maggiori, capitani, tenenti, sottotenenti e tutti i sottufficiali...e c'era come già detto il territorio di Cefalonia, per cui alcune batterie erano isolate e lontane dall'ufficio comando.
Va inoltre tenuto conto che molti generali italiani in quelle stesse ore si trovarono nelle stesse condizioni e aspettarono ordini per diversi giorni, proprio come fece Gandin.
Arnaldo Filippi che militava nel Regio Esercito come ufficiale di complemento ricorda che anche il generale Vercellino sciolse la 4^ armata in Francia proprio il 12 settembre, dopo aver atteso invano direttive da Roma. (Clicca per il video)
Un altro punto di vista che conferma l'accaduto e riabilita Gandin è anche quello di Mario Sorrentino (Clicca per il video) che l'8 settembre era in Sardegna come sottotenente del corpo automobilistico del Regio Esercito. Il Generale Basso in quelle ore decise di NON attaccare i tedeschi, contravvenendo a un ordine, sapendo che in caso di scontro le sue truppe avrebbero avuto la peggio. Dopo la guerra fu processato per insubordinazione ma successivamente scagionato.
Gandin al contrario di Basso andò incontro a un altro destino.
La gestione dell'armistizio, annunciato l' 8 settembre, in realtà fu la causa di tutti i mali.
Questo viene detto da molti veterani di diverse armi e specialità che si trovarono nel caos totale dopo la fatidica data. Qui è possibile visionare le testimonianze del Generale di Squadra Aerea Oreste Genta, Del Generale di Squadra Aerea Umberto Bernardini, e dell'Ammiraglio Gino Birindelli. (Clicca sui nomi per visionare i video)
Il 15 settembre a Cefalonia iniziarono gli scontri. Questa volta però i tedeschi erano coadiuvati dall'aeronautica con gli Stuka che decimarono i ragazzi della Acqui. (Clicca per il video)
Molti italiani dopo i combattimenti con i tedeschi furono catturati e imbarcati su alcune navi per essere trasportati verso Atene. Tre navi furono affondate e in quegli affondamenti morirono altre migliaia di italiani. Anche Michele Zucchi era su una delle navi che affondarono ma per sua fortuna venne raccolto da un'altra nave in navigazione. (clicca per il video).
Il viaggio da Atene alla Jugoslavia fino alla Russia fu per molti di loro un vero inferno lo testimonia anche Alberto di Bernardini altro reduce della Divisione Acqui. (clicca per il video).
(Sopra Alberto Di Bernardini)
L'avvocato Massimo Filippini riassume in questo video il suo pensiero sull'Eccidio di Cefalonia suscitando anche molte polemiche.
Va però ricordato che il primo a trovare la relazione Picozzi e molte altre fonti documentate sul tragico evento storico fu proprio lui. (clicca per il video).
Va però ricordato che il primo a trovare la relazione Picozzi e molte altre fonti documentate sul tragico evento storico fu proprio lui. (clicca per il video).
(Sopra l'Avvocato Massimo Filippini)
La bibliografia sull'argomento è molto ampia e man mano che passano gli anni tutti i ricercatori si avvicinano sempre più ai dati della relazione Picozzi o quelli che Massimo Filippini ha reso noti sia su pubblicazioni che in molte conferenze, smentendo cifre e leggende che fino ad oggi sono passate per verità assolute, come il numero dei morti per mano dei tedeschi che risulta anche sulla targa esposta nell'isola sul monumento ai caduti. (clicca per il video).
Purtroppo tutto questo non riporta in vita i caduti di Cefalonia ma avvicinarsi il più possibile alla verità e riuscire a capire chi mantenne un comportamento leale e chi no renderà giustizia a molti.
Purtroppo tutto questo non riporta in vita i caduti di Cefalonia ma avvicinarsi il più possibile alla verità e riuscire a capire chi mantenne un comportamento leale e chi no renderà giustizia a molti.
(la targa sul monumento ai caduti di Cefalonia)
Il parroco Don Luigi Ghilardini che era a Cefalonia già nel 1953 scrisse "I martiri di Cefalonia".
Di Cefalonia poi ne hanno parlato un po' tutti, sia parenti di militari deceduti nell'isola (o in prigionia) sia storici noti come Giorgio Rochat nel suo libro "La Divisione Acqui a Cefalonia : settembre 1943".
Va ricordato che lo stesso Massimo Filippini ha pubblicato ben tre libri sulla vicenda della Divisione Acqui.
Una delle ultime pubblicazioni su Cefalonia è di Elena Aga Rossi; nel suo libro la figura di Apollonio esce ridimensionata come anche il mito resistenziale che fino ad oggi ammantava le vicende della Divisione Acqui e molti altri fatti tra cui il numero degli italiani fucilati dai tedeschi.
Per questo ha suscitato molte polemiche, in vista del premio Acqui storia, dove l'opera della Aga Rossi è tra i lavori finalisti. (Per acquistare il libro clicca qui)
Inoltre sul tema si trovano numerosi blog e siti gestiti da parenti di reduci o appassionati di storia militare dove, più o meno, ci sono informazioni verificate.
La filmografia sui fatti di Cefalonia non è grandissima e forse con il tempo crescerà.
Carlo Lizzani ricordò nella sua autobiografia che un film su Cefalonia già nell'immediato dopoguerra attirava molti registi e produttori ma la produzione era di difficile attuazione a causa di una forte censura sull'argomento.
Guido Aristarco e Renzo Renzi pubblicarono un soggetto cinematografico dal titolo "l'armata Sagapò" ma furono arrestati perchè la storia era, secondo i censori, lesiva dell'onore del soldato italiano.
Lizzani inseguì l'idea di fare un film sulla vicenda per anni.
In particolare, scrisse Lizzani, c'era un soggetto scritto da Salvatore Laurani che arrivò sulle scrivanie di molti registi come Vancini, Blasetti, Rossellini, De Santis e lo stesso Lizzani ma non se ne fece mai nulla, perché, sia il Ministero del turismo e spettacolo che il Ministero della Difesa impedirono con una censura preventiva qualsiasi sviluppo del progetto.
Sempre secondo Lizzani in quegli anni con la Germania che si stava reinserendo nel sistema difensivo Europeo, mostrare i tedeschi in divisa nazista non era in linea con la realpolitik imperante.
Ci pensarono gli Stati Uniti, una cinquantina di anni dopo, a realizzare finalmente un film sulla Divisione Acqui, molto noto, più che altro per la partecipazione di Nicolas Cage e Penelope Cruz : "Il mandolino del Capitano Corelli" (2001).
Sempre nel 2001 una produzione italiana di modeste possibilità realizzò "I giorni dell'amore e dell'odio" (2001), con Ricky Tognazzi nella parte del Generale Gandin; il film riscosse più critiche che consensi.
Pochi anni dopo sono state realizzate due puntate per la RAI TV dal titolo "Cefalonia" (2005) con Luca Zingaretti.
Più abbondante la filmografia riguardante documentari e servizi televisivi, tutti facilmente rintracciabili nei siti ufficiali della Rai tv o in internet.
Disponibili in Dvd anche tre testimonianze di veterani del Regio Esercito che erano a Cefalonia (clicca sui titoli per le info) :
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