WWII COLLECTION
I veterani italiani raccontano la loro esperienza nella
seconda guerra mondiale
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NEL 2009 INIZIAVA LA RACCOLTA DI TESTIMONIANZE CHE HANNO DATO VITA ALLA SERIE WWII COLLECTION... ANCORA IN LAVORAZIONE
1) GINO BIRINDELLI (Clicca per il video)
Il secondo documentario nacque grazie alle segnalazioni di appassionati di storia militare che videro su YouTube i video con Birindelli.
Mi chiesero se potevo contattare un pilota che aveva combattuto nel leggendario Primo Gruppo Caccia Asso di Bastoni.
Si chiamava Cesare Erminio, era stato Ufficiale Pilota della Regia Aeronautica del Corso di Accademia Urano.
Abitava a Roma vicino largo Argentina ed era quasi immobile per problemi respiratori, ma quando vide il documentario con Birindelli accettò di farsi intervistare.
In Accademia venne anche coinvolto nelle riprese del film "I tre Aquilotti" con un giovane Alberto Sordi. Il regista Mario Mattoli fece anche recitare alcune battute ad Erminio in una scena ambientata al campo volo.
Le riprese del film I Tre Aquilotti
Erminio a destra foto al centro un'attrice del film
Erminio attore
Mario Mattoli
Terminata l'Accademia Erminio conobbe Adriano Visconti che era il suo tenente Anziano al reparto.
Dopo l' 8 settembre aderì con Adriano Visconti alla RSI, e per questo, molto semplicemente, intitolai il documentario VOLANDO CON VISCONTI.
Erminio tra le altre cose aveva realizzato dei filmati in 8 mm nel periodo che andava dal settembre 1943 all' aprile 1945 che anni dopo ho utilizzato per realizzare LE AQUILE DI VISCONTI (Clicca per info).
Erminio terminata la guerra avendo aderito alla RSI fu imprigionato. Inizialmente fu portato con altri due piloti dell' ANR Fioroni e Marini a Roma dentro gli studi di Cinecittà che fungevano da campo di raccolta per i prigionieri, poi verso il sud e un bel giorno liberato.
Riprese gli studi universitari ma a pochi esami dalla laurea un suo vecchio amico Corrado Schreiber, gli disse che la LAI linee Aeree Italiane cercava piloti che parlassero inglese.
Erminio si catapultò su questa opportunità ed entrò in Aviazione Civile.
L'Aeronautica Militare lo cercò improvvisamente in quel periodo, dicendo che se voleva poteva tornare in servizio come ufficiale, ma lui dopo quello che era accaduto al suo comandante Adriano Visconti e dopo essere stato discriminato per aver aderito all'ANR decise di non accettare.
Continuò a lavorare alla LAI e fece una brillante carriera arrivando ad essere Comandante in Alitalia (la LAI si fuse con l'Alitalia nel '57).
Alessandro Setti, terzo intervistato, in realtà fu il quarto che incontrai. Prima di lui andai dal Generale Bernardini, su segnalazione di Cesare Erminio che lo conosceva. Però l'intervista con Bernardini si sarebbe dovuta fare in due incontri e allora ne procrastinai l'uscita.
Nell'attesa accadde che sentii parlare di un pilota pluridecorato, aerosiluratore, che si chiamava Alessandro Setti.
Avevo la fortuna di essere amico dello sceneggiatore Luciano Vincenzoni che sapendo della mia iniziativa sui veterani per aiutarmi mi parlò di questo tenente che aveva conosciuto nel 1945 a Padova.
Vincenzoni mi disse "se è vivo forse puoi rintracciarlo, era simpatico, molto atletico e sempre allegro".
Cercai sull'elenco telefonico il nome Alessandro Setti ed al primo tentativo, sembra impossibile ma è vero, parlai con lui.
Aveva quasi cento anni, essendo rimasto in Aeronautica era anche diventato Generale.
Era del corso Rex, un corso che ha sfornato molti ufficiali rimasti famosi ne cito solo due Adriano Visconti e Giulio Cesare Graziani.
Accettò di farsi intervistare...dopo aver chiesto il permesso alla moglie, perchè mi diceva che "a casa il generale è lei".
Quando lo conobbi rimasi stupito perchè come nella descrizione che mi fece Vincenzoni, il Generale era effettivamente simpatico, sempre allegro e si capiva che da ragazzo doveva essere stato un ottimo atleta.
SETTI AL CENTRO IL GIORNO DELL'INTERVISTA, A DESTRA DECORATO DAL DUCE
La sua avventura la intitolai IL NEMICO SULLE ALI, titolo che descrive bene uno dei molti aneddoti che mi raccontò.
Dopo l'intervista lo andai a salutare spesso ed ogni volta che mi vedeva diceva "ah ciao...sei ancora vivo!".
Un giorno mi raccontò che vista la pericolosità delle missioni di guerra, con alcuni colleghi si accordarono promettendosi che chi sarebbe morto per primo avrebbe inviato un segno agli amici, per fargli capire che c'era qualcosa dopo la morte.
Il segno però non arrivò mai.
Un pomeriggio decidemmo di farci la stessa promessa, se morivo prima io mandavo il segno a lui e in caso contrario lui a me.
Lui non c'è più da qualche anno ormai...e io aspetto il segno che per ora non è arrivato.
Dopo aver incontrato Setti arrivai a Sergio Denti sempre grazie alle segnalazioni di appassionati di storia militare che avevano apprezzato i primi tre documentari.
Anche a Denti inviai il DVD con l'intervista di Birindelli, quando la vide mi chiamò entusiasta e ci accordammo per incontrarci.
Denti tra l'altro aveva conosciuto Birindelli perchè molti anni prima l'Ammiraglio gli aveva chiesto di entrare nella Loggia P2 di Licio Gelli.
Dopo aver realizzato l'intervista chiesi anche a Sergio se poteva mettermi in contatto con il Venerabile e lui mi accontentò.
Mi diede il telefono e chiamai Gelli per chiedergli di farsi intervistare in merito alla sua esperienza nella guerra di Spagna, dove andò a combattere con il fratello, ma in quel periodo la salute lo stava abbandonando e non riuscimmo mai ad incontrarci.
Sergio Denti era un uomo semplice, assolutamente limpido, diceva quello che pensava e non aveva doppi fini.
Nella vita si era trovato spesso coinvolto in avventure incredibili, come nell'immediato dopoguerra quando fu reclutato da James Angleton allora capo dell' OSS in Italia e successivamente capo della CIA.
La missione con il battellino MTM con cui danneggiò il Trombe nella notte tra il 16 e il 17 Aprile del 1945 rimane una delle azioni più spettacolari portate a termine da Marinai della Decima Mas.
Mentre la serie cominciava a crescere, andavo cercando altri veterani da intervistare, e ne parlavo con chi pensavo potesse aiutarmi.
Sempre attraverso Luciano Vincenzoni avevo conosciuto Claudio G. Fava, noto critico cinematografico, che negli anni in cui lavorò in Rai fece una grande opera di divulgazione cinematografica, con le sue rubriche in cui presentava film e invitava autori e registi a parlarne.
Dovete sapere che Claudio G. era anche un grande appassionato di storia militare, e quando gli regalai i primi documentari realizzati, lui per aiutarmi, mi consigliò di intervistare alcuni veterani di cui aveva sentito parlare o che conosceva personalmente.
Uno era Eugenio Corti.
Claudio G. ne aveva sentito parlare da Cesare Cavalleri, l'editore de "Il Cavallo Rosso", il romanzo più noto di Corti.
EUGENIO CORTI
Io onestamente non conoscevo Corti, e nemmeno molti conoscenti a cui chiesi lumi avevano idea di chi fosse.
Comunque mi informai e lo cercai. Come avevo fatto con altri gli inviai il DVD con la testimonianza di Birindelli. La risposta non tardò ad arrivare, era positiva, Corti accettava di fare l'intervista e mi invitò ad andare a Besana in Brianza, dove viveva con la moglie. Prima di andare lessi "I più non ritornano", praticamente un diario della sua esperienza nella campagna di Russia.
Dopo aver incontrato Corti andai anche a Genova a casa di Claudio G. e registrai un suo commento sull'autore de Il cavallo Rosso, che inserii negli extra del DVD. (clicca per il video)
Anche l'intervista a Cosulich fu un' idea di Claudio G. Fava che lo conosceva bene, essendosi frequentati per oltre 30 anni incontrandosi con altri critici cinematografici nei festival di tutto il mondo.
Callisto apparteneva alla grande famiglia dei Cosulich che crearono compagnie aeree e di navigazione.
Dopo la guerra aveva scelto di uscire dalle attività commerciali di famiglia ed andare a Roma per inseguire il suo sogno, il Cinema.
A Roma si era poi sposato con Lucia Rissone figlia di Checco Rissone grande attore di teatro.
Aveva conosciuto tutti era amico di Vittorio De Sica, Gillo Pontecorvo, Roberto Rossellini, di cui mi raccontò che una volta fu capace di prendere un taxi per andare da Napoli a Roma...forse per questo era spesso senza soldi.
Quando Cosulich era stato Guardiamarina nella Regia Marina aveva visto la corazzata Roma affondare.
CALLISTO COSULICH
Una testimonianza importante la sua, inoltre anche inaspettata, perchè pochi sapevano del suo passato militare, a questo proposito ricordo che una volta lo andai a trovare e mi disse : "sai, ora alcuni giovani che mi fermano per strada non vogliono parlare di cinema, ma della Regia Marina, ma tu guarda...".
7) MASSIMO RENDINA (Clicca per i video)
Anche Massimo Rendina lo incontrai attraverso Luciano Vincenzoni. Si erano conosciuti a Venezia subito dopo la guerra e poi erano rimasti in contatto anche perchè entrambi frequentavano il mondo del cinema. Rendina infatti oltre a fare il giornalista, in quegli anni aveva conosciuto Piero Tellini, noto sceneggiatore e zio di Zeffirelli, con cui realizzarono dei film. Quando lo incontrai era presidente dell'ANPI Roma.
Gli dissi che volevo intervistarlo per inserire la sua testimonianza nella serie e mi chiese chi avevo incontrato prima di lui. Gli nominai Denti, Birindelli, Erminio e lui disse : "ma sono tutti fascisti!" e io " beh si, per questo sarebbe ora che parlasse anche qualche comunista".
Rendina era molto simpatico, aveva fatto il partigiano ma aveva anche partecipato alla Campagna di Russia come Sottotenente dei Bersaglieri, per cui la sua visione della guerra era ampia e mai banale.
MASSIMO RENDINA
Dopo la guerra fece una carriera invidiabile.
Dai primi tentativi nel cinema continuò a lavorare come giornalista e collaborò alla settimana INCOM.
Quando il padre di Walter Veltroni che dirigeva il TG RAI morì giovanissimo si trovarono con la necessità di sostituirlo e la scelta cadde su Rendina.
Dopo poco tempo Tambroni però lo fece cacciare perchè riteneva che un direttore del TG nazionale non poteva essere comunista, ma grazie all'intercessione di alcuni politici, tra cui Moro, Rendina venne reintegrato e inviato insieme a Mike Bongiorno negli Stati Uniti dove mise le basi per la creazione della RAI Corporation.
8) OTTORINO BELTRAMI (Clicca per visionare i video)
L'idea di intervistare Beltrami fu suggerita a Claudio G. Fava da un suo amico Lorenzo Doretti, che conosceva Beltrami. Mi diede il telefono proprio Doretti e io chiamai Beltrami che per prima cosa mi chiese "ma lei l'ha letto il mio libro?". Io non sapevo che avessero fatto un libro sull'esperienza di vita di Beltrami che da Comandante del sommergibile Acciaio arrivò alla Olivetti. Il libro se vi interessa è edito da Mursia e si trova abbastanza facilmente, si intitola "sul ponte di comando, dalla Marina Militare alla Olivetti" a cura di Alberto De Macchi e Giovanni Maggia (Clicca per ordinarlo dal sito dell'editore). Il titolo è azzeccato perchè effettivamente l'Ingegner Beltrami ha sempre avuto incarichi di comando sia in Olivetti che Olivetti Bull e ovviamente per quel che interessava me e la serie dei veterani, anche durante la guerra.
Aveva fatto l'Accademia, Corso Pirati, e dopo vari incarichi su navi e sommergibili Comandò il sommergibile Acciaio; poi durante un bombardamento venne ferito al polpaccio curato in ritardo la ferita fece infezione e gli amputarono una gamba.
Questo però gli salvò la vita perchè mentre era in convalescenza il sommergibile Acciaio partì per una nuova missione con un nuovo comandante e venne affondato.
OTTORINO BELTRAMI
Beltrami era molto spiritoso, anche a lui inviai il DVD con Birindelli, che tra l'altro aveva conosciuto. Quando gli chiesi se voleva rilasciare una intervista rise divertito e rispose "perchè no! venga, l'aspetto a Milano". Abitava in Piazza Duse in una casa bellissima. Purtroppo la salute lo stava abbandonando e tendeva a stancarsi durante l'intervista ma riuscimmo comunque a registrare diversi ricordi.
9) LUIGI GORRINI (Clicca per il video)
Gorrini lo volevano in tanti. Mentre la serie procedeva mi arrivavano spesso mail con una domanda semplice e chiara : "quando fate Gorrini?". Allora iniziai a informarmi.
All'epoca era ancora vivo Cesare Erminio e chiesi a lui informazioni ma i due non si vedevano dalla fine della guerra, anzi, non correva buon sangue tra Gorrini e molti del Primo gruppo Caccia, perchè Gorrini aveva ottenuto la Medaglia d'oro a suon di ricorsi e questo, per chi aveva rifiutato di tornare in AM nella nuova Repubblica Italiana dopo essere stato fedele alla Repubblica Sociale, non era un'azione ben vista.
Comunque tentai tramite Franco Benetti ex pilota del secondo gruppo caccia che allestì una sala museo dedicata all'ANR nel castello di San Pelagio. Mi disse subito che non era semplice averci a che fare ma mi diede il telefono. Ci parlai due volte ma Gorrini rispose che in quel periodo faceva freddo.
"Boh?" pensai..."sarà una scusa..."
Tentai anche tramite un'Associazione d'Arma del luogo. Un socio dell'Associazione disse di essere un grande amico di Gorrini ma quando glielo nominai Gorrini quasi mi abbassò il telefono; insomma non sapevo come convincerlo, alla fine gli inviai il DVD di Birindelli e come per magia, forse perchè anche l'Ammiraglio era stato decorato con la Medaglia d'oro, ricevetti una risposta positiva, tramite la figlia del cugino, Silvia Bonomini che lo aiutava a tenere i contatti con il mondo.
LUIGI GORRINI - A SINISTRA IL PANNELLO A LUI DEDICATO NEL MUSEO A.M.
DA UN'IDEA DELL'ALLORA DIRETTORE PIERLUIGI POLETTI
Non esagero se dico il mondo, infatti a Gorrini arrivavano decine e decine di lettere con richieste di autografare fotografie, libri e profili di aerei. Era una vera star per gli appassionati della seconda guerra mondiale e a lui questo piaceva...gongolava all'idea.
Aveva anche dei detrattori, per alcuni aveva ingigantito il numero delle sue vittorie.
Io ho potuto vedere i libretti di volo originali conservati da Silvia Bonomini ed effettivamente i conti non tornano con quello che lui raccontò nel libro biografico Vespa 2, però non penso che il valore di questi piloti debba essere misurato attraverso il numero degli abbattimenti e comunque la sua esperienza di guerra era veramente interessante dal punto di vista storico, in particolare quella prima dell'8 settembre.
10) COSTANTINO PETROSELLINI
L'incontro con Petrosellini non fu uno, ma furono molti. La prima volta che lo vidi non stava molto bene inoltre durante l'intervista vennero alcuni ex piloti A.M. e questo contribuì a creare un rumore di fondo fatto di risate e schiamazzi che coprirono la voce di Pedro che era già fioca.
Però tra i piloti presenti quel giorno c'era il Comandante Paolo Monti, grandissimo collezionista di cimeli aeronautici oltre che pilota di F 104 e Boeing 747 e molti altri velivoli.
Incuriosito dalla serie che stavo facendo acquistò i DVD su Erminio e Setti e mi chiese notizie di quello su Pedro.
Spiegai il problema che si era verificato e lui, che frequentava molto Petrosellini, gli chiese di ripetere l'intervista sapendo che si era da poco operato ed ora era molto migliorato.
Tornammo per due volte, perchè nella seconda intervista Pedro non parlò del periodo in cui andò in Alitalia, periodo che interessava molto a Monti essendo stato anche lui Comandante nella ex compagnia di bandiera italiana prima che arrivassero i "capitani coraggiosi" e gli emirati arabi.
Così ci vedemmo una terza volta e terminammo l'intervista. Poi da Pedro ci andai spesso a fargli un saluto e a risentire i suoi racconti di guerra e anche di Alitalia.
Come pilota aveva collezionato esperienze notevoli, avendo fatto anche il collaudatore dopo essere stato istruttore sui Vampire.
Nel Museo Storico dell'AM c'è una teca donata dai figli con alcuni suoi oggetti che lo ricordano, vicino all'aereo che collaudò, l'Aerfer Sagittario.
I famigliari di Petrosellini nel museo Storico AM con il Cpt Gerosa e a destra foto il tecnico di volo Alitalia Bertoglio, il giorno in cui venne donata la teca con i cimeli di Costantino Petrosellini.
Lo ricordo come un uomo simpatico schietto e gioviale, sempre accogliente e sempre pronto alla battuta.
11) UMBERTO BERNARDINI
Il generale Bernardini era l'uomo dei record, primo pilota Militare Italiano a superare la barriera del suono, su un F86 dell’Aeronautica Canadese, quando era in Inghilterra per il corso da pilota collaudatore, che tra l’altro nel dopo guerra fu il primo a frequentare. Aveva fatto parte del Reparto Sperimentale, per cui aveva volato su moltissimi aerei, vantava 101 passaggi macchina... aveva volato con tutto, dagli alianti ai quadrireattori, passando per il mitico Starfighter che mi disse di sognare la notte.
Era del corso Vulcano. Aveva combattuto nel gruppo Baltimore, per cui avete già capito che dopo l'8 settembre era nella fazione del sud.
Questo non significa che non avesse compreso la scelta di alcuni suoi colleghi di aderire alla RSI.
Fu proprio un suo amico che era stato nell’Aeronautica Nazionale Repubblicana, Cesare Erminio, a consigliarmi di intervistarlo.
Erano in ottimi rapporti, ma Bernardini rimase fedele al giuramento fatto al Re, e passò le linee tornando volontariamente nel sud dove la Regia Aeronautica si stava riorganizzando.
Per cui lui fece una scelta ben precisa, rischiando anche di essere catturato.
Per lui non fu una questione geografica come per molti altri, che trovandosi a nord rimasero là solo per quel motivo.
Dopo l'intervista ci saremmo dovuti rivedere perché voleva aggiungere alcuni aneddoti riguardanti la sua carriera nel dopo guerra. Io intanto continuai la ricerca di veterani.
Purtroppo il Generale scomparve improvvisamente e la seconda parte dell'intervista non si fece mai.
Il completamento del documentario lo devo al Comandante Paolo Monti che mi aiutò a rimettermi in contatto con la moglie del Generale e la figlia Viviana.
Paolo Monti era stato compagno di corso in Accademia Aeronautica del marito di Viviana Bernardini, Luciano Marches, anche lui figlio di un noto Generale Pilota dell'AM.
Come detto prima, nel frattempo intervistai il Generale Alessandro Setti e anche altri veterani, fino a che Paolo Monti mi aiutò a organizzare l'incontro con la figlia del Generale e ad acquisire alcune foto preziose per il documentario.
Bernardini dopo la guerra concluse la carriera come addetto militare dei Presidenti Leone e Pertini.
Era un pilota nato, tanto che quando era già in pensione con l'amico e collega Giorgio Bertolaso fecero il giro del mondo a bordo di un Piper soprannominato Be'Be' (Bernardini/Bertolaso) non ne sono sicuro ma credo che ancora oggi siano l'equipaggio più anziano ad aver portato a termine l'impresa.
Ricordo però che il Generale mi raccontò che un giorno a Ponte Milvio a Roma incontrò l'Ammiraglio Birindelli, che sapendo della preparazione del viaggio gli disse "Tu e Bertolaso siete due pazzi!".
Quando il viaggio era finito si rincontrarono di nuovo e Birindelli gli disse : "ti avevo detto che eravate due pazzi, ma sbagliavo, siete due grandi piloti per essere riusciti a tornare vivi!".
12) CARLO VOLONTE'
Mentre i veterani intervistati aumentavano di numero cominciai a distribuire in piccole quantità i DVD attraverso alcuni punti vendita. Uno di questi, che sicuramente tutti gli appassionati di storia militare conoscono, è La Libreria Militare di Milano.
Grazie a Federico Pejrani che ci lavora ho avuto la possibilità di incontrare altri due veterani, Carlo Volontè e Giovanni Peroncini. Volontè era stato marconista sul carro M14 ed aveva combattuto ad El Alamein.
Qualcuno dice che è stato lui a inviare il famoso ultimo messaggio : «Carri nemici fatta irruzione ... Con ciò ARIETE accerchiata ... Carri ARIETE combattono!»
...glielo chiesi e Carlo non smentì ma non confermò, perchè essendo un uomo veramente onesto non voleva attribuirsi meriti non suoi, e disse molto semplicemente "potrei effettivamente essere stato io a inviare quella comunicazione, come potrebbe anche essere stato qualcun altro. Non saprei."
Dopo la battaglia di El Alamein riparò a Tunisi dove fu catturato.
Parte del periodo della prigionia lo passò a Ben Gardane come lavorante per un maltese che aveva un'azienda agricola là.
Questo maltese un giorno si presentò al campo di prigionia e si portò via alcuni prigionieri da utilizzare come lavoranti, tra questi c'era Volontè.
Finalmente dopo due anni anche Carlo fu rimpatriato. Tornato a Milano ricominciò a lavorare.
I primi anni fece il cameriere ed un giorno nel ristorante dove lavorava si ritrovò davanti il maltese che gli offrì di tornare a Ben Gardane per lavorare ancora nell'azienda agricola...probabilmente Volontè aveva lasciato un ottimo ricordo al maltese; comunque non accettò e fece altro.
Anche la famosa soprano Maria Callas che lo conobbe a Milano gli propose di lavorare per lei ma anche in quel caso declinò l'offerta.
Una curiosità, mi mostrò un libro dove si parlava di El Alamein e lui veniva citato come fratello dell'attore Gian Maria Volontè, in realtà mi spiegò che era il cugino.
13) GINO PIZZATI
Credo di essere arrivato a Pizzati attraverso diverse persone che me ne parlarono, sicuramente uno era Benetti, che lo conosceva e lo incontrava spesso ai raduni, ma anche la nipote di Cesare Erminio.
Tra l'altro nel documentario con Pizzati utilizzai alcune sequenze dei vecchi 8 mm girati da Erminio quando era con Visconti a nord.
Gino Pizzati lo incontrai a Mira.
La sua intervista è molto lunga e interessantissima. Pizzati con la Regia Aeronautica si è distinto abbattendo diversi aerei nemici.
(A fine guerra in tutto gli attribuirono 5 abbattimenti, tra Regia Aeronautica e ANR).
GINO PIZZATI
Combatté su Malta dove la contraerea nemica era agguerritissima.
Poi fu inviato alla difesa di Napoli.
Dopo l'8 settembre aderì alla RSI, mai pentito...era uno coerente.
Anche con Visconti si comportò bene, tanto che fu uno dei piloti scelti per andare ad addestrarsi con il mitico Komet, addestramento che però non si concluse.
La guerra ormai era quasi finita, i Russi arrivavano e la neve abbondava sul campo volo, il decollo tanto atteso dopo l'addestramento con gli alianti non si fece.
Dopo l'8 settembre aderì alla RSI, mai pentito...era uno coerente.
Anche con Visconti si comportò bene, tanto che fu uno dei piloti scelti per andare ad addestrarsi con il mitico Komet, addestramento che però non si concluse.
La guerra ormai era quasi finita, i Russi arrivavano e la neve abbondava sul campo volo, il decollo tanto atteso dopo l'addestramento con gli alianti non si fece.
Gino Pizzati il giorno della partenza delle "Comete" frame preso da uno dei filmati di Erminio
Nei suoi racconti non ha mai speso una parola di troppo per auto celebrarsi, non abbelliva il suo ricordo, casomai abbelliva il ricordo degli amici che non c'erano più, da Dringoli a Bartolozzi.
Pizzati nell'ANR
Dei piloti del Primo Gruppo Caccia era l'ultimo rimasto...la notizia della sua scomparsa l'ho avuta dal nipote di Adriano Visconti. Aveva 99 anni era nato il 20 dicembre del 1919 e come dicono gli appassionati di Aeronautica "è volato per l'ultima missione" il 28 giugno 1919... Cieli Blu per il grande Gino Pizzati.
14) GIOVANNI PERONCINI
Giovanni Peroncini lo incontrai a Milano e come per Volontè, sempre grazie a Federico Pejrani della Libreria Militare.
Peroncini viveva con la seconda moglie, vedeva con qualche difficoltà ma la memoria era vivida.
Parlarci è stato un vero piacere, aveva una visione distaccata dei fatti accaduti in Africa, non era un nostalgico che cercava di abbellire a tutti i costi i ricordi di guerra, nè si parlava addosso.
Vizi e virtù del Regio Esercito escono molto bene dalla sua intervista.
Non aveva molte fotografie, anzi ne aveva pochissime ed erano di quando frequentava il corso di complemento nei Granatieri, prima di fare domanda per andare nei paracadutisti.
La prigionia in Africa non lasciava molti souvenir.
Per fortuna sempre tramite Pejrani entrai in contatto con un ex ufficiale degli Alpini Paracadutisti, Stefano Rossi, che aveva nella sua collezione privata alcune mostrine da paracadutista del Regio Esercito e anche molti scatti realizzati ad El Alamein, che arricchirono la parte iconografica del documentario.
15) FRANCO BOLZONI
Bolzoni lo incontrai grazie a Franco Manini primo ufficiale Alitalia che partecipò alla realizzazione del documentario LE PAN PRIMA DELLA PAN.
L'esperienza di Bolzoni è interessante perché documenta la storia degli aliantisti d'assalto che la regia Aeronautica iniziò ad addestrare per l'attacco a Malta, che però non si fece.
Bolzoni aveva sempre volato con ultraleggeri e alianti.
Era una persona seria.
Non voleva neanche farsi intervistare perché diceva che non aveva fatto niente di importante perché l'8 settembre per lui la guerra finì.
Però qualcuno che avesse fatto l'addestramento da aliantista non l'avevo incontrato e lui era importante, diventava un altro tassello per il puzzle di vite che cercavo di completare.
16) ARNALDO FILIPPI
Arnaldo Filippi è una forza della natura, quando l'ho intervistato aveva 102 anni ora ne ha 107 e ancora ricorda tutto della sua esperienza militare come sottotenente del Regio Esercito.
L'intervista la organizzò il Cpt. Paolo Monti con il figlio di Filippi, Roberto.
Arnaldo Filippi l' Africa l'ha viste in divisa, con un intermezzo di lavoro all'Ala Littoria prima del 1943.
Poi fu richiamato e l'8 settembre si è ritrovato a tornare in Italia con mezzi di fortuna dalla Francia.
A Roma non volendo aderire alla RSI si è nascosto.
Poi finita la guerra ha lavorato nell' Ala Italiana che non aveva aerei e poi alla LAI.
Ha visto la fusione tra LAI e ALITALIA e successivamente è diventato dirigente in Alitalia lavorando con Velani, allora padre "padrone" della compagnia.
17) MARIO MARI
18) FRANCO BENETTI
La prima volta che contattai Benetti fu per chiedergli se poteva aiutarmi ad incontrare Gorrini. Non poteva. Poi parlandoci mi spiegò cosa aveva fatto durante la guerra, precisando che era ben poco, perchè era arrivato troppo tardi, ma aveva fatto in tempo a pilotare il Macchi 205.
Aveva visto i giorni finali del Secondo Gruppo Caccia e per quanto il destino non lo aveva messo in condizioni di poter dimostrare quel che valeva in combattimento, nel dopoguerra dimostrò un attaccamento ai valori che gli erano stati trasmessi al Gruppo Caccia allestendo una bella sala museo nel castello di San Pelagio.
Con pazienza raccoglieva, cimeli, divise e brevetti da parenti amici e vedove dei piloti dell'ANR.
Lo stesso Gorrini mi disse di Benetti "eh quel ragazzo si che ha fatto un buon lavoro!".
Ed infatti l'intervista la registrai con il Comandante Malgarotto che lo conosceva e il Comandante Lorenzo Ruffini proprio nella sala che Benetti allestì a San Pelagio.
19) BRUNO BERTOLDI
Bertoldi lo conobbi grazie a Massimo Filippini, avvocato e figlio del Maggiore Filippini che venne fucilato a Cefalonia. Cercavo un reduce della Divisione Acqui e arrivai a Filippini che impazzava in internet con i suoi blog sulla storia dell'Eccidio. Filippini era osteggiato da molti, in primis dall'Anpi. Le sue tesi erano mal digerite, ma con il tempo tante persone dovettero accettare alcune sue dichiarazioni sul reale svolgimento dei fatti di Cefalonia.
Non entro nel merito, ma in soldoni Filippini attaccava l'operato di Pampaloni e Apollonio, difendendo il Generale Gandin che invece passò alla storia come pavido e indeciso.
Bertoldi nella sua testimonianza ricordava che Apollonio collaborò con i tedeschi dopo la strage per evitare la deportazione.
Comunque l'avventura umana di Bertoldi è degna di un grande film.
Riuscì a tornare in Italia molti anni dopo la guerra, talmente emaciato che neanche lo riconoscevano. Andai a casa sua a Trento con il Comandante Ruffini per intervistarlo. Era anche stato chiamato a Roma per testimoniare nel processo contro Stork un caporale tedesco ormai ultranovantenne. I giudici rimasero increduli nel sentire la storia di Bertoldi, ma quando gli chiesero se aveva visto Stork sparare lui molto onestamente rispose "no!".
20) ORESTE GENTA
21) PIER PAOLO BERGAMINI
22) REMO UGOLINI
23) SANTO PELLICCIA
Santo era il fratello minore del Generale Pilota Antonio Pelliccia di cui avevo sentito parlare da alcuni piloti AM.
L'intervista a Santo la devo al Comandante Ruffini che ha voluto fortemente che venisse fatta.
Santo volle farla con la divisa che indossava con i suoi commilitoni ad El Alamein.
Quando andò in guerra non aveva raggiunto ancora l'età della leva ma lui ci disse che grazie ad un permesso scritto del padre riuscì a farsi arruolare comunque.
Il Generale Pelliccia aveva un altra versione : Santo non andava d'accordo con la matrigna e scappò di casa e dopo molto tempo seppero che era in Africa, finita la guerra arrivò una lettera a casa che affermava che "il soldato Santo Pelliccia è detenuto nel campo....ecc ecc".
Come riuscì a farsi arruolare per il fratello Generale rimase un mistero. L'unica cosa che mi disse il fratello fu "in Africa c'è sicuramente stato".
Quando tornò in Italia il padre ebbe un presentimento e si fece accompagnare proprio da Antonio alla stazione. Là improvvisamente gli corse incontro Santo che era tra i militari stipati nei vagoni di un treno appena arrivato.
Poco tempo dopo l'intervista realizzata con Santo contattai anche il fratello.
24) ANTONIO PELLICCIA
25) MARIO AIMI
26) GIUSEPPE MIGLIORI
27) LORIS BALDI
28) CONSONNI
29) PALMIERI
30) DI BERNARDINI
31) ANGELINI
32) ZUCCHI
33) MURELLI
34) GALBUSERA
35) CIOFFI
36) AGOSTINIS
37) SORRENTINO
38) BELLAZZINI
39) TOSTI
40) ZAFFINA In preparazione
Gian Carlo Galbusera 4° Stormo Caccia Cavallino Rampante
Airacobra p39 del 4° Stomo caccia
Piloti del primo gruppo caccia asso di bastoni in addestramento con alianti in Germania
Logo del primo gruppo caccia Asso di Bastoni
Carlo Murelli Divisione Folgore
Valerio Stefanini Primo Gruppo Caccia Asso di Bastoni
Logo della Squadriglia Gigi tre osei del secondo gruppo caccia ANR
Adriano Visconti fotografato ad Albino da Olimpio Agostinis
Logo del terzo gruppo caccia dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana
Angelo Angelini (al centro)
Maggiore Filippini
GIANCARLO CIOFFI (CLICCA PER INFO)
Silvano Abba
Cioffi e Violetto
Ammiraglio Bergamini
Regia Nave Roma
Regia Nave Roma
Adriano Visconti
Cesare Palmieri
INCIDENTI DI PERCORSO NELLA REALIZZAZIONE DI UNA SERIE