Testimonianze di incidenti con aerei militari
1931-1935
1938
IMAM RO 43 GEN.S.A. ORESTE GENTA
MARIO AIMI
1939
ATTERRAGGIO DI EMERGENZA CON IMAM RO 37
UMBERTO BERNARDINI
25APRILE 1945
ATTERRAGGIO CON MOTORE IN FIAMME CON
MARTIN BALTIMORE
COSTANTINO PETROSELLINI
FLAMEOUT
AERFER SAGITTARIO 2
DANTE GOLINELLI
FLAMEOUT CON F-86 SABRE
GEN. S.A. ANTONIO PELLICCIA
ATTERRAGGIO DI EMERGENZA CON T6
GIOVANNI CARPENTIERI
20 MAGGIO 1960
LANCIO DA RF 84 F
COMANDANTE ENRICO LUCIDI
Lancio da F 86 K
28 OTTOBRE 1971
MANLIO GIAMMONA
LANCIO DA F-104 G
29 OTTOBRE 1964
GIUSEPPE DUGNANI
LANCIO DA F-84 F
COMANDANTE SERGIO BEDESCHI
17 06 1964 CADUTA IN VITE CON F 86 K
Nel lontano 1971 mi trovavo in forza al 20° Gruppo, aeroporto di Grosseto, in qualità di istruttore di F-104. Il 10 Maggio di quell’anno, insieme ad Aureliano Brutti fummo inviati, con due velivoli TF-104G, a Gioia del Colle, dove era rischiarato uno squadrone di Phantom americani di stanza a Bitburg.
Il nostro compito era quello di volare con decollo in coppia (TF-104 e Phantom), il giorno 11 maggio, Aureliano con pilota americano sul Phantom ed io col Magg Rowley sul TF, mentre il giorno dopo si doveva effettuare lo stesso volo ma ad equipaggi invertiti.
Lo scopo era quello di confrontare le capacità di salita dei due aerei, dato che sembra vi fosse un certo interesse per far acquistare il Phantom all’Aeronautica Italiana, perché più consono al nostro teatro operativo. Il primo confronto aveva palesato una leggera superiorità del TF nel raggiungimento della quota di 35000 ft.
Il 12 Maggio, prendevo posto, come previsto, nell’abitacolo posteriore del Phantom ed in coppia col TF iniziavamo la corsa di decollo verso nord.
Guardando nello specchietto retrovisore notavo che dai bordi alari fuorusciva un getto di carburante di cui informavo il pilota Magg Rowley il quale mi rispondeva “non ti preoccupare” (never mind), dal che compresi che stava alleggerendo l’aereo per migliorarne le prestazioni in salita.
Raggiunta la quota di 35000 ft ad una velocità di circa 220 kts indicati, l’americano mi dice: "ora ti faccio vedere come il Phantom manovra bene" ed inizia una virata a sinistra verso il TF con a bordo Aureliano che era più basso di circa 2000 ft.
Di colpo l’aereo stalla verso destra ed inizia ad avvitarsi. All’inizio pensai ad uno scherzo ma quando i giri di vite si susseguirono con accelerazioni negative e positive, testate sul tettuccio (meno male che c’era il casco ), mi resi conto che la situazione era molto più seria e quindi mi preparai ad un eventuale lancio afferrando la maniglia di eiezione.
Tuttavia, considerando la notevole quota, speravo ci fosse il tempo per uscire da quella situazione. L’estrazione del parafreno con stabilizzazione in picchiata dell’aereo mi sembrò la manovra risolutiva, senonche’ lo sgancio (forse un po’precipitoso) fece tornare il velivolo nella situazione di vite. Sotto vi era uno strato compatto di nuvole, per cui non avendo la possibilità di valutare la distanza da terra decisi di lanciarmi prima di entrarvi. Lo stesso pensiero credo l’abbia avuto il Magg Rowley perche mi informò di tenermi pronto per l’eiezione (stand by to bail out ).
Il lancio fu traumatico, con un dolore lancinante alla schiena ed una breve perdita di conoscenza mentre si svolgevano gli automatismi di apertura del paracadute pilota di stabilizzazione e separazione dal seggiolino e quindi il paracadute di caduta.
Inizialmente ero un corpo morto, non riuscendo a muovere neppure un dito, per cui, ritenendo di essere sul mare, pensavo che non me la sarei cavata pur essendo un buon nuotatore.
Poi con il freddo intenso ed il ghiaccio che mi punzecchiava la faccia (ero entrato nello strato di nuvole, ritengo tra i 20000 e i 15000 ft ), piano piano ripresi il movimento delle mani e dopo un certo tempo anche quello delle braccia.
Dopo essere uscito dalle nuvole, con le gambe che non mi reggevano, piombai in un prato ricevendo un’insaccata micidiale. Avevo bisogno di aiuto per rimettermi in piedi ma per quanto chiamassi non c’era nessuno.
Dopo qualche tempo mi tornarono le forze e mi avviai lungo un sentiero che conduceva verso un casolare disabitato. Raggiuntolo venivo assalito dal cane da guardia e dovetti ritornare sui miei passi.
Nel frattempo gli abitanti del paese, nei pressi del quale era atterrato il pilota americano, e dal quale erano stati avvertiti che vi era un altro pilota, iniziarono una ricerca nella zona circostante sino a che mi trovarono.
In seguito giunse un elicottero da Gioia del Colle che insieme al Magg Rowley ci riportò alla base di Gioia. Dopo le visite mediche il Magg Rowley restò immobilizzato su una sedia a rotelle (forse si era lanciato in G negativi) mentre io avevo perso 2 cm di altezza.
Il Phantom era caduto nell’alveo di un ruscello senza creare danni, mentre il tettuccio aveva colpito una conigliera mandando al creatore qualche bestiola.
Ovviamente la vicenda ebbe degli strascichi specialmente per le varie congetture sulle cause di ciò che era successo (si pensava a finti combattimenti aerei con manovre azzardate ), ma probabilmente la causa principale era dipesa da un problema che aveva il Phantom a bassa velocità.
Dopo qualche giorno intervenne una commissione d’inchiesta composta da personale americano e italiano di cui faceva parte anche il Magg. Leoni del corso Pegaso.
Mi raccontò l’incontro tra le autorità comunali e la commissione americana. Il sindaco aveva scelto come interprete una ragazza del posto che parlava un po’ l’inglese, ma con molta difficoltà con i termini aeronautici.
Ad un certo punto l’ufficiale americano chiese di visionare il pezzo di tettuccio del phantom (piece of canopy) custodito dai carabinieri; ora il termine “canopy”, sconosciuto alla ragazza interprete, accoppiato a “piece”(piss), la portò a pensare che l’ufficiale avesse una necessità fisiologica e che volesse usufruire dei locali dei Carabinieri. Il sindaco, leggermente risentito, faceva notare che anche il Comune aveva locali idonei a (piss).
Alle insistenze dell’americano per andare dai Carabinieri si contrapponevano le resistenze del sindaco perché venissero usate le strutture del comune, tanto che per evitare guai diplomatici intervenne Leoni per risolvere l’incomprensione.
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